Qualche giorno addietro stavo consumando in un autogrill una piadina con crudo e succo di frutta, un po’ lontano dal banco sfruttando uno dei tavolini alti stretti e lunghi per consumazione in piedi. Nel frattempo arrivano due persone, ritengo camionisti tra i 50 e 60 anni che avevano appena preso un caffè e come me si erano allontanati dal banco posizionandosi a mezzo metro da me, potevamo essere un terzetto, quando ad un certo punto uno dei due, mostra all’altro che ha due cucchiaini, uno bello e l’altro sembrava più scadente, l’altro gli dice alzando leggermente le spalle: “bhe … mettilo in tasca”, e l’altro dubbioso “E se una cameriera mi ha visto e all’uscita mi controlla?”, risposta: “Figurati …!”, e quello tranquillizzato se lo infila in tasca. Io ero sempre lì ma per loro ero inesistente, manco si sono interessati a me, finiscono il caffè e se ne vanno. Ora io mi chiedo che cosa se ne farà di un cucchiaino da caffè, ma quello che mi sorprende di più è lo spirito d’acquisire oggetti di valore irrisorio, rubandolo. Tanto il cucchiaino per prendere il caffè l’ha lasciato, quindi, nessuno si dovrebbe accorgere di nulla, ma tant’è che nessuno vede, perché allora non si è portato via anche quello? E poi il rendere complice chi è con lui, farlo decidere sul da farsi per renderlo corresponsabile, Il concetto era: “se va bene è mio, se va male hai colpa anche tu”, un modo d’essere ladruncoli poco limpido e “onesto”, all’italiana perché saltano fuori sempre nuovi colpevoli e poi alla fine nessuno lo è. Posso anche escludere che sia un cleptomane, perché il comportamento sarebbe stato completamente diverso. Nessuno però mi toglie l’idea che gli Antichi Romani in eredità oltre che a monumenti pregiati, ci hanno anche lasciato il gene del “màgna màgna”, oggi molto diffuso in certi ambienti.