In giugno per lavoro sono stato in Turchia a konya (un altopiano a 1000 mt ad un’ora di volo da Istambul e 100 km da Ankara), vi ho sostato un solo giorno ma è stato sufficiente per riscontrare notevoli differenze d’abitudini, cultura e stili di vita. Il primo notevole impatto è il modo in cui guidano, hanno mezzi vecchi, con motori poco potenti da cui spremono tutto quello che possono dare, ammortizzatori scarichi, inquinanti, selleria con le molle che non aspettano altro che uscire dal fodero alla prima occasione. I semafori quando sono rossi, un display piccolo mostra un conto alla rovescia a zero il semaforo diventa verde. Il risultato di quest’informazione porta ad iniziare a dare gas al motore ben prima del verde, con persone che sapendo che arriverà il verde tra due secondi si avventurano nell’incrocio, ma pronti a fermarsi sapendo che chi ha il verde può eccedere qualche secondo oltre il giallo ed il rosso. In numerose occasioni critiche non ho mai visto delle incavolature come sarebbe avvenuto qui da noi, anche se l’impressione è che la segnaletica stradale sia più un consiglio che un qualcosa da rispettare. Sono numerosi i casi in cui abbiamo visto pedoni, motociclisti o automobilisti darsi da fare per non essere investi da un veicolo che non avrebbe fatto in tempo a frenare, Le moto che circolano sono quelle che c’erano qui almeno 35 anni fa, ma per strada si vedono con una certa frequenza piccoli carri agricoli trainati da un mulo, di sera occorre stare molto attenti perché i ciclisti non hanno segnaletica visibile, come fossero pedoni, sempre vestiti di scuro, ti accorgi di loro solo appena in tempo. Durante un trasferimento fuori città, l’autista ogni tanto faceva sterzate improvvise a 130 km/h (il massimo che poteva fare il furgone), poi abbiamo visto che cercava di centrare dei topi strani che attraversavano la strada con la testa alzata, stabilì il suo record giornaliero di due in una sola andata. Ma l’episodio che ci ha tenuto con il fiato sospeso tutti quanti e più pericoloso è avvenuto in piena città, stavamo percorrendo una strada a doppia carreggiata, in prossimità di un incrocio l’autista mette fuori la freccia a sinistra, tutti si aspettano che svolti a sinistra, invece prende la carreggiata opposta contromano occupando la corsia di destra, quella di sinistra per quelli che ci venivano incontro. Nessuno fiatava ma avevamo gli occhi sbarrati, prima i due topi ammazzati al volo, ora contromano e non era ubriaco, teneva una velocità più moderata, non si sa mai che qualcuno non s’accorga che c’è un pazzo che sta arrivando contromano, dopo poche centinaia di mt indica un cantiere che ostruiva il passaggio nella carreggiata che avremmo dovuto percorrere. La giustificazione non ci ha tranquillizzati, perché non vi era nessuna segnaletica che segnalasse la trasformazione a doppio senso di marcia di quella carreggiata ma dalla sicurezza che metteva nel suo agire s’intuiva che non era la prima volta che lo faceva. All’incrocio successivo ritorna con gran sollievo di tutti alla carreggiata di destra. L’opposto è stato l’ultimo taxi che abbiamo preso, era nuovo, l’interno sembrava un salotto, aveva aggiunto un giro di pizzo al bordo superiore interno e bamboline o ballerine agli angoli come sui tavolini di casa, era pulito dentro e fuori, rispettava la segnaletica per non dire che era disturbato da come guidavano gli altri.