Il bilancio di tre settimane di presenza nel sud del Libano è sconfortante, perché dal lato politico i passi indietro sono stati pochi ma importanti. Gli Hezbollah hanno fatto una dimostrazione di piazza con 500.000 persone e un servizio di controllo senza eguali dichiarandosi vittoriosi e che nessun esercito li disarmerà. In seguito nella stessa città è avvenuta un'altra dimostrazione, quella del Libano ufficiale che ha ricordato che a causa degli Hezbollah il sud del Libano è in condizioni disastrose. Questo parlare in piazza lanciando anatemi sembrano i necessari tasselli per una guerra civile, infatti, gli Hezbollah hanno ricordato che di missili ora ne hanno 20.000. Dai media si era saputo che ne avevano 11.000 e che circa 3.000 sono stati usati contro Israele, ne rimangono 8.000, quindi hanno ricevuto altri 12.000 missili, più o meno l'equivalente di circa 8 o 10 bilici di quelli da 12 mt di lunghezza con il carico massimo in peso, cioè dei mezzi che passano inosservati, soprattutto perché la frontiera con la Siria non è presidiata da guardie ONU con potere pieno di controllo, perché i siriani non le hanno volute neppure se disarmate.

A questo punto mi viene spontanea una domanda: "Ma la missione UNIFIL non ha come scopo il disarmo delle forze miliziane?", non solo in tre settimane, non è stato rintracciato un solo missile, ma sono pure aumentati! Di conseguenza viene un'altra domanda: "Ma perché siamo andati lì, nel sud del Libano? Ci siamo andati per garantire un pacifico riarmo dei miliziani, o per aiutare il Libano a ripristinare lo stato di diritto in una zona difficile?".

E la nostra politica estera cosa sta facendo?