Di solito di fronte ad una gabbia cosa pensate? Prima di tutto di fronte a questa parola cosa vi immaginate? Una gabbia di ferro, quella degli uccellini, delle tigri, una in legno per imballare la merce, una gabbia di protezione o quella di un prigioniero? Non voglio psicoanalizzare i vostri istinti e dirvi chi siete in base al primo tipo di gabbia che avete pensato, ma una cosa è certa, ogni tipo di gabbia viene fatta in base al previsto contenuto, solo in due casi è il contenuto che si adatta al contenitore, cioè la mente dell’uomo e il suo fisico. Sulla prima gabbia sarò breve, le nostre abitudini rappresentano la gabbia mentale più riduttiva delle possibilità e capacità di sviluppo personale. Il fisico dell’uomo si adatta facilmente a qualsiasi tipo di contenitore, che abbiano l’aspetto di gabbie o altri contenitori senza sbarre non importa, ma a tutte le età vi si entra volontariamente per i più svariati motivi. Stasera mentre sorseggiavo un caffè buonissimo, mi volto indietro improvvisamente senza ragione con l’occhio puntato direttamente su quelli di un bambino che mi osservava attraverso la parete di un classico carrello da supermercato che mi è parso una gabbia, aveva pure le mani aggrappate alle maglie, utili per osservare il mondo dalla sua altezza senza sbattere il naso e con il minor effetto griglia possibile. Si sa che fare gli acquisti al supermercato per i bimbi è una sfacchinata, quindi accettano volentieri di essere calati lì dentro, non fanno fatica, non sono un pericolo, non sono d’impaccio per i genitori e nemmeno per gli altri, a volte non vogliono nemmeno scendere con il carrello pieno, e se sono veramente piccoli potrebbero confondersi con la merce, stanno in tutte le posizioni e anfratti possibili pur di non abbandonare il mondo dei piccoli.
gabbiaHo sempre pensato che stare dietro le sbarre fosse sgradevole e quello sguardo mi ha fatto pensare a situazioni opposte, trascuriamo quelle di sicurezza per lavoro come i sub in acque infestate da squali, e passiamo a donne e uomini adulti che si fanno rinchiudere in gabbie basse da stare a quattro zampe come nei giochi perversi di sottomissione ritornando per un attimo indietro nell’età mentale mettendosi alla mercé di colui (o colei) che detiene la chiave per liberare il corpo. Dipendere da altri in questo modo per ogni tua esigenza liberandosi delle incombenze civili, tornando bambini come possibile evasione mentale, lo trovo auto opprimente, un modo sbagliato d’uscire dalla tua gabbia mentale, un sistema facile per dimenticare le tue abitudini staccando per poche ore o un giorno, regredendo fino ad eliminare l’autodeterminazione e raggiungere la totale passività come ultimo risultato. Almeno lo sguardo del bambino che buca il carrello sembra in cerca di un’opportunità in un modo tutt’altro che passivo. Ok usciamo, questo posto mi sembra una gabbia.