Qualcuno dice “Mi scende la catena”, no non è ancora venuto il momento, però certe catene di eventi è bene s’interrompano il più in fretta possibile. OK oggi è l’ultimo venerdì prima di Pasqua, voglio approfittare anche della bella giornata, solo perché invoglia, ad acquistarmi un paio di pantaloni, gli ultimi due jeans presi non sono comodi come pensavo, di pantaloni ce ne sono parecchi, ma così leggeri che sembrano fatti con una tenda trasparente, infine un paio mi va bene lo provo in un camerino, ma sembra un campo di battaglia minato, per provare un paio di pantaloni ti devi levare le scarpe, giusto? Bene, allora con la vista acuta da miope che ho, tolgo gli spilli che vedevo sul pavimento, non ho mai fatto agopuntura e non voglio cominciare esperimenti da autodidatta, poi mi volto per chiudere il camerino, diciamo che lo chiamano così, ma è un box, chiuso anche sopra con due faretti puntati sulla testa che già mi facevano sudare (ma i neon non li conoscono?), però non posso chiudere, il catenaccino non c’è, esco e guardo gli altri due, tutti uguali, rientro nel primo, almeno avevo già bonificato il pavimento, noto che l’appendi panni a parete era un giorno fissato con due viti, oggi penzola su una e il giubbino sta su per miracolo, i miei pantaloni li appoggio su uno sgabello imbottito su cui non mi metterò a sedere perché temo che uno spillino conficcato in verticale mi aspetti. Inforco i pantaloni in prova, è la stessa taglia di quelli che indosso ma ho difficoltà ad infilarli, e non riesco a chiudere i bottoni e nemmeno a tirare su la cerniera, ma che cavolo di taglie fanno oggi, forse le studiano tutte per risparmiare. Mi guardo allo specchio e sono rosso dal calore, mannaggia alle lampade. Mentre mi rivesto penso che non tornerò più li dentro, esco con il giubbino in mano e i pantaloni da sistemare sulla gruccia, fuori c’è meno caldo. Sistemo i pantaloni nel punto dove li avevo presi, mi sembra impossibile che non ci sia un paio di pantaloni che mi vadano bene allora continuo la ricerca e dopo aver visto il reparto più volte, un paio potrebbe andarmi bene, l’occhio va ai camerini, ce n’erano degli altri in fondo al reparto, ma in alto avevano il simbolo della donna allora sono tornato in quelli di prima e ho notato che anche lì capeggia lo stesso simbolo che secondo chi lo ha allestito solo le donne provano capi d’abbigliamento e così s’indica loro dove poterlo fare, altrimenti se mettevi il simbolo dell’uomo non si azzarderebbero, mah! Entro nello stesso camerino usato prima, il terzo è occupato, si vedono i piedazzi da sotto la porta che non si chiude. Nuova sofferenza ma stavolta premiata perché i pantaloni vanno a pennello. Mi rivesto e vincendo il timore degli spillini sullo sgabello mi siedo pure per allacciare le scarpe, prima d’uscire mi guardo allo specchio per vedere quanto mi vedranno rosso alla cassa, sembra mi sia dato a qualche attività. Vorrei prendere anche una camicia, ma non ricordo con sicurezza la taglia, perciò soprassiedo. Per fortuna che dietro la cassa di questo negozio OVIESSE non hanno installato una vetrofania ovviamente pubblicitaria come nel punto vendita di Grandemilia, illuminata in permanenza a piena parete che emana calore avvertibile anche se sei in coda, oltre che mettere in controluce la cassiera sei illuminato come se ti facessero il terzo grado, tanto che a seguito della ristrutturazione dopo una prima esperienza non vi sono più tornato per fare acquisti, basterebbe solo che tenessero spenta quell’accidente di parete, mi chiedo che senso ha installare una pubblicità grande come una casa davanti a chi aspetta di pagare il conto alla cassa.

Appena la ragazza allunga lo scontrino insieme al resto, da dietro si aspettano che vada via subito, infatti, c’era già un tentativo d’accostamento alla cassa, invece no, metto via i soldini dentro il portafoglio, poi mi giro per andarmene in quel mentre chi era dietro mi si para davanti lasciandomi uno spazio alternativo, ma subito otturato dal carrello della sua donna mooolto intelligente, ma che io respingo senza guardarla, appena uscito dal negozio una coppia che mi veniva incontro all’ultimo secondo devia, lei mi piglia un po’ forte con la spalla al mio braccio destro, sento la botta, ma sono io che le chiedo scusa girandomi, avevo ragione ma chissà perché con le donne a volte ci si prende delle colpe anche se non si hanno.

Nell’ipermercato c’è un punto vendita panini, pizzette, paste, contorni, il tutto prodotto in proprio, quindi freschi e di qualità controllata, e come sempre prima si fa il tiket poi ti danno tutto quello che vuoi, però la cassiera per ogni prezzo doveva scorrere un listino con migliaia di prezzi, poi lo scontrino non te lo danno lo infilano su uno spillone come ordinazione e prendono sempre il primo di sotto, io sono l’unico ma ugualmente lo infilza sull’asta e la ragazza addetta, ugualmente lo strappa come se sopra ve ne fossero altri, mannaggia, non voglio uno scontrino strappato, non è finita, siccome sa che lo scontrino non se ne fa niente nessuno, e chi lo dice, sono come i bollini quando fai il pieno di carburante, quando ne hai accumulati una certa quantità poi ti danno un premio, qui il gioco dura un anno per l’altro, più tieni conto delle tue spese e più lo metti in quel posto a Prodi e alle sue tasse, quindi, dicevo lo straccia e sta per gettarlo, ma una mia esclamazione la mette sull’attenti e mi chiede scusa anche se non le ho detto di Prodi.

Ora usciamo decisamente dall’iper e appena sei fuori all’aria aperta con uno dei primi bei soli di stagione che ti fanno stare bene anche se sono già le 18:30, ti passa davanti una persona e puntualmente accende una sigaretta, ma dico lo fanno apposta di lasciare in scia quelli che non fumano, qui veramente il mondo sembra di quelli che si fanno i comodi loro senza curarsi degli altri, allora lo ripasso e rallento quel che basta per fargli capire che il fumo da fastidio e non importa essere all’aperto per essere liberi da ogni obbligo se mi costringi a respirare il tuo veleno.

All’edicola voglio entrare e debbo aggirare un paio di persone che parlano ma una di esse mi obbliga a passargli davanti, lascio fare non senza far notare la mia contrarietà, intuisce che debbo entrare e m’invita, capisco che è lui l’edicolante, di solito chi c’era prima era sempre dentro, questo però ha il vizio del fumo e arrivando l’ho costretto a gettarla, c’era una pedana spessa e quasi inciampo, vedo che è fuori posto e mentre sposto indietro il piede per sistemarla entra l’edicolante che a sua vola inciampa un po’ urtando contro il tacco della scarpa con cui stavo manovrando, ancora non capisco come ha fatto, doveva andare verso la mia sinistra passandomi alle spalle ed io stavo usando il piede destro, ci siamo guardati in modo strano. Prima di ritornare fuori a parlare con il suo amico, ha atteso che me ne vada io.

Non è finita, uscendo dal parcheggio in auto ci sono le corsie a senso unico e appena mi muovo un beota sta arrivando contromano e debbo spostarmi ma lo faccio solo dopo avergli lampeggiato e fatto rallentare, manco si gira per chiedere scusa, lì la Polizia Urbana non c’è ed è giusto farsi le regole per conto proprio, poi rischi d’applicarla la prima occasione scordando che non sei in un parcheggio privato allora sono guai. Una volta entrando con il senso di marcia giusto, incontro uno che stava uscendo contromano e mi ha bloccato di traverso sulla corsia contromano di una strada interna da percorrere per forza per parcheggiare, ma da lì non mi sono mosso, per due ragioni, la prima perché avevo ragione io, secondo perché mi stava procurando una situazione di pericolo e doveva collaborare affinché ne esca al più presto, quando infine riesco a passare perché si è fatto indietro lui manco ha il coraggio di voltarsi per chiedere scusa.

Ecco ora ci manca solo di bucare una gomma, tanto, quest’anno nei primi tre mesi è già capitato un paio volte, oramai riconosco i sintomi e forse salvo la gomma prima di distruggere la spalla.