BLOG di Luciano Testi

Mercoledì 27 Febbraio 2008

I fantastici numeri di Apple

A volte in informatica a fare notizia non sono i numeri relativi alle prestazioni di certi oggetti elettronici, ma dei capitali che smuovono.
È notizia recente che Apple ha aumentato a dismisura la propria liquidità di cassa, fino ad arrivare a 18,4 miliardi di dollari, pari a 18400 milioni di dollari, quello che potrebbe preoccupare di più è l’eventuale scenario in cui potrebbe essere utile avere tanto contante, come una caduta vorticosa del mercato, o un tentativo di scalata al proprio titolo.

Quello che non capisco è come hanno fatto ad ottenere un risultato di questo genere, avendo prodotti oramai concorrenziali con il resto del mondo IT, ancora più inspiegabile se i bene informati dicono che Apple recentemente ha investito enormi capitali in ricerca, lo si evince dai bilanci trimestrali, e quando capita ci sono in arrivo prodotti innovativi in grado di guidare il mercato, questa volta, però il volume degli investimenti è di gran lunga maggiore delle volte precedenti, perfino dell’introduzione sul mercato del Macintosh o iPod.

Molto significativa è la differenza di percentuale del fatturato destinata alla ricerca, tra la Apple e Microsoft, 3% la prima e ben 14% la seconda, lascio a voi giudicare con quali differenze nei risultati.

Uno dei mercati più poveri e in cui non pensereste di poter vendere molti cellulari iPhone è quello cinese, ma alcuni dati sulle statistiche di navigazione in internet rilasciate da un provider nazionale, dimostra che ben 400.000 cellulari Apple sarebbero stati acquistati e sbloccati per essere utilizzati con il carrier che vuoi. In Cina sono disposti a spendere mediamente 500 $ per un oggetto del genere e iPhone è in una fascia leggermente inferiore. Questi risultati sono stati raggiunti senza che Apple abbia mai concluso un contratto con un carrier cinese. Se penso al mercato italiano, faccio già fatica a pensare che saranno venduti almeno 400.000 iPhone regolari in un anno dal momento in cui sarà lanciato ufficialmente, credo con TIM.

Sanremo 2008, prime impressioni

Quella di vedere Pippo Baudo entrare in scena uscendo da sottoterra a mo’ di statuina, mi mancava, ma soprattutto è mancata la regia per far sembrare almeno stupito Chiambretti, e forse un occhio di bue avrebbe fatto più effetto. Ma diciamo la verità, con il pavimento e il vestito scuro, che effetto doveva fare? Almeno il vestito, in un’occasione di questo genere, e nella città dei fiori, poteva essere meno stantio, classicheggiante ed essere bianco o al massimo lillà o panna per intonarsi meglio con quello delle presentatrici femminili. E poi Chiambretti ha fatto uno scherzo con quei dodici cloni o era anche nella scaletta di Baudo? Un modo per dire largo ai giovani senza dirlo?
Caro Pippone, quest’anno non c’è la svizzerotta cui toglievi la parola il più spesso possibile, tanto è una donna, quest’anno c’è Chiambretti, una mina vagante ma che mira sempre dove il dente duole con garbata forza e senso dell’humor che lascia divertiti anche i soggetti presi di mira. Quest’anno il nostro Pippo nazionale, ha le armi spuntate, ho visto l’inizio della prima puntata di Sanremo proprio per farmi un’idea su come si sarebbero relazionati sul palco i due galletti. Debbo dire che ho avuto l’impressione che Baudo abbia potere, ma che la trasmissione faccia ascolti più per merito di Chiambretti che sua, e dalla sua Svizzera la cara Michelle forse gufa un po’.
A Sanremo non manca una bionda e s’incarna nel nome di Andrea Osvart, sì è vero si chiama Andrea ma non è un trans, è una rara bellezza di origini ungheresi sulla cui scelta, malignamente Chiambretti dice che è arrivata perché sembra Katia Ricciarelli smagrita e ringiovanita.
Molti parleranno delle scarpe di Chiambretti, ma grazie a lui nelle 50 nazioni dove si potrà vedere il Festival di Sanremo, tutti immediatamente capiscono che sono in diretta dall’Italia, ma speriamo si sintonizzino quando c’è una bella canzone, perché la prima che ho sentito, quella di Meneguzzi, mi è sembrata molto sanremese che ho cambiato e mi sono guardato Il Triangolo delle Bermude, con un’interessante teoria che ha attirato la mia attenzione anche la sera dopo, e per fortuna è finita lì, perché le cose con troppe puntate non mi piacciono.