È domenica 18/05/08, ho deciso andrò a Firenze in treno, non faccio la levataccia, e programmo la giornata in modo da tornare indietro dopo appena tre o quattro ore, mi scrivo su un post-it gli orari di mio interesse.
Decido di salire a San felice s./P., perché la stazione conta un numero di fermate maggiori rispetto ad altre della bassa modenese, qui hanno deciso di fare il sottopasso per accedere ai binari, ma i biglietti si comprano al bar a fianco la stazione. La linea che mi accingo a percorrere è stata pochi anni fa teatro di un incidente ferroviario, a causa della nebbia si scontrarono due treni, da allora i lavori di raddoppio e ammodernamento della linea non si sono mai interrotti.
Faccio il sottopasso per arrivare al terzo binario, piove, l’orario è passato da un minuto che annunciano l’arrivo sul primo binario, siamo in nove a salire, io sono l’unico d’origine italiana, ci sparpagliamo nelle carrozze, in quella dove sono io fatico a contare altri 4 passeggeri.
Mi siedo in attesa del controllore, ma passa un’extracomunitaria che timidamente appoggia un bigliettino ben scritto in italiano e a mano sulla poltroncina di fronte, ripete il gesto con gli altri, mentre s’allontanava sentivo che era maleodorante, nel biglietto le solite cose, sono madre di due bimbi, ho fame, aiutatemi, che Dio ti ringrazi. Non mi piace che si scomodi un Dio a ringraziarmi di una cosa che faccio. Rifletto sulle priorità di questa ragazza, e della mia superflua destinazione il Festival Fitness di Firenze, passa la ragazza a ritirare il biglietto, con la coda dell’occhio controlla se ho l’intenzione di darle qualcosa, decido all’istante, ma non voglio darle delle monetine, come per fare la carità, come intuisco dal rumore delle monetine che tiene nella mano, ed estraggo 5 Euro dal portafoglio, il volto le si illumina, mi ringrazia, completa il giretto nel vagone, e al ritorno mi ringrazia di nuovo, mi è piaciuto che a ringraziarmi non sia stato Dio ma lei, mi sembra più corretto. Di fronte ai ringraziamenti io rimango quasi totalmente impassibile, qualche minuto dopo passa una sua collega che porge il palmo della mano, ma faccio segno di no con il capo.
Prima d’arrivare a Bologna ci sono altre tre fermate, solo nell’ultima vedo salire più italiani di extracomunitari, addirittura dopo l’ultima fermata a sinistra vedo un aeroporto di cui non sapevo l’esistenza e intravedo un Gulfstream, un Jet privato da circa 30 posti simile a quello di proprietà di Steve Jobs e che noleggia alla Apple di cui è presidente.
A Bologna mi rimangono pochi minuti per acquistare il biglietto per Firenze con partenza alle 13:40, raggiungo il binario, anche qui ad attendere prevalgono gli extracomunitari, un servizio di bar e spuntini automatico attira la mia attenzione, prendo un tramezzino, ma il blister s’incastra e debbo forzare l’apertura schiacciandolo per estrarlo, facendomi quasi male, meglio è andata con la bevanda calda.
Arriva l’annuncio di treno in ritardo di 10 minuti, non male, siedo nel posto scritto sul biglietto, il sistema automatico di emissione biglietti quando non si sceglie una preferenza per i posti a sedere, ti mette vicino al finestrino, ed erano gli unici posti occupati, salvo qualche eccezione. A poche decine di km dalla destinazione, il treno si ferma e arriva l’annuncio che c’è un ritardo di 15 minuti sulla tabella di marcia, due minuti dopo lo ripetono, due persone si scambiano commenti, io mi chiedo ad alta voce se per ipotesi i 15 minuti del secondo annuncio si sommino ai precedenti o no, la signora due posti a sinistra scoppia in una risata spontanea gli altri rimangono impassibili, ma il signore che ho di fronte afferma che la prossima volta prende un autobus che fa Milano-Firenze diretto spendendo solo 14 Euro, se penso che un Eurostar per FI-BO costa 17 Euro, è l’uovo di Colombo, ma evidenzia i costi delle ferrovie. A destinazione riusciamo ad accumulare un ritardo di 33 minuti su 52 di viaggio previsti.
Per il ritorno la sera trovo disponibilità solo nell’ultima partenza, da Bologna il locale per San felice s./P. sono tre carrozze con motrice a diesel, il treno è quasi vuoto e l’unico italiano ero io, da segnalare il capotreno di sesso femminile e dall’aria vispa in servizio in orario notturno su una tratta in apparenza non facile. Nella carrozza mancavano i gettarifiuti, infatti, il blister vuoto del solito toast preso al distributore automatico di BO poco prima (questa volta senza difficoltà di prelievo), ho dovuto compattarlo e metterlo in tasca.

Finalmente davanti il mio computer, consulto il sito di Trenitalia.it per eventuale richiesta di rimborso biglietto per il ritardo che ha avuto il treno nella tratta BO-FI, ma scopro con disappunto che il treno che avevo preso, il Cisalpino, non prevede rimborsi.