Parlando di disboscamento, la mente corre alla foresta amazzonica, che a forza di rubare terreno per coltivare soia, o per il naturale allargamento della città di Manaus, definita il cancro della foresta, rappresentano valori rilevanti per il calo d’ossigeno immesso nell’atmosfera.
Invece nulla di tutto questo viene tenuto in considerazione dai nostri contadini, che quando raggiungono una certa età e non sono più in grado d’accudire alle poche piante rimaste, preferiscono farle sradicare.
Ciò che voglio evidenziare è l’assurdo di vivere in campagna (io) e non avere nemmeno una pianta, quelle davanti a casa sono dei sempreverdi e non contano.
Almeno 5 o sei piante con frutta stagionale, da cui raccogliere quello che viene senza usare fitofarmaci, diserbanti, mi andrebbe bene ugualmente, invece, scopro che fino all’ultimo la vecchia cultura contadina esprime la sua cecità.
Però debbo dirvi che voler estirpare le erbacce senza usare veleni, è faticoso, allora penso che se la foresta amazzonica non è da pulire dalle erbacce, possono conservarla applicando quello che si è appreso in oltre un secolo di sviluppo dell’industria.
La foresta dell’Amazzonia, non può dipendere unicamente da decisioni unilaterali dello stato del Brasile, è il polmone della Terra e le aree protette sono così scarse da consentire la distruzione pressoché totale della foresta.