A volte i dettagli parlano meglio di qualunque cronaca, mi riferisco alla disponibilità sul mercato di determinati prodotti di cui ci forniamo dalla Cina su larga scala, tra questi la bulloneria standard reperibile a prezzi competitivi se di provenienza cinese, era esaurita da luglio causa della chiusura massiccia delle fabbriche intorno a Pechino per abbattere il livello d’inquinamento a livelli ideali per lo svolgimento d’attività sportive a livello agonistico durante le Olimpiadi del 2008.

Quest’informazione non è dedotta da articoli giornalistici, come potrebbe esserlo l’articolo letto sulla testata giornalistica loccidentale.it, ma per l’attività professionale da me svolta, e sicuramente molti altri prodotti (non saprei quali), si saranno esauriti improvvisamente a causa della chiusura delle fabbriche che approvvigionavano il mercato europeo.

L’obiettivo ambizioso d’avere aria pulita a Beijing per le Olimpiadi del 2008, è stato raggiunto interrompendo tutte le attività fonti d’inquinamento per mesi, conseguentemente numerose fabbriche hanno mandato a casa gli operai.

Non si può dire che la Cina abbia preso alla leggera le Olimpiadi, ha curato l’immagine, rendendola palesemente di facciata su numerosi aspetti con costi enormi, per loro il fine giustifica i mezzi, ad esempio hanno fatto discutere durante i giochi la sicurezza, il rispetto diritti umani, la corruzione dei giudici per ottenere qualche medaglia in più, la libertà dei giornalisti.

Ci fossero stati dei dubbi, le Olimpiadi hanno permesso di comprendere che le Cine sono due, una è adatta agli occhi di noi occidentali, piena di falsità e restrizioni anche per noi, un’altra è quella reale vissuta dai cinesi, strumento in mano al regime.