No, Stefania, non me la racconti, hai detto che sei svenuta in bagno, ora hai la pancia grossa, gambe un po’ gonfie e un po’ di nausea, chiunque direbbe che sei incinta senza consultare un medico. Queste sono le parole che non ho fatto in tempo a dire con un tono incredulo, ad una mia amica all’unico scopo di farle vivere qualche istante migliore di quelli che stava vivendo.

Venerdì scorso era lì davanti a me stesa sul suo lettino d’ospedale, qualche parola pronunciata con fatica, più spesso un sorriso per far capire che aveva sentito o per annuire, lei che amava presentarsi bene e sempre sorridente è stata se stessa anche in un momento difficile. Siccome per lunghi periodi teneva gli occhi chiusi, ha perfino precisato, denotando attenzione per chi era presente, che anche se non interveniva ad ogni mia frase, mi ascoltava ugualmente e capiva tutto, non avevo dubbi, leggevo le risposte nei cenni di sorriso che faceva e le dissi di non preoccuparsi e di parlare solo quando se la sente. Non ero al cospetto di una donna incinta, lei era affetta da una malattia genetica, la fibrosi cistica a cui si è aggiunto un tumore le cui cure non sono mai iniziate perché altri fattori collaterali sono tragicamente intervenuti prima.

Stefania G. è mancata mercoledì 22-Ott-2008, pochi giorni prima di compiere 37 anni, di lei ricorderò sempre la sua solarità, il suo sorriso, la generosità (voleva prestarmi la sua auto per una settimana quando ebbi l’incidente lo scorso anno), l’intelligenza, la perseveranza, l’onestà, e posso assicurare che non ha peccati da farsi perdonare e non è caduta nel tranello umano della vendetta quando altri le hanno fatto gravi torti.

Ieri è tornata, dentro un uovo bianco, alle origini, in un clima autunnale nelle dolci colline bolognesi del suo paese natale alla presenza di oltre 300 persone.

Addio Stefania.