La Rai, dopo un lungo periodo di collaudo del suo portale video Rai.tv, sta facendo una campagna pubblicitaria in TV per farlo conoscere.
A differenza di Mediaset, il servizio Rai è gratuito, ma il primo fornisce video interi delle sue trasmissioni, mentre il secondo solo spezzoni significativi.

Ma sia la Rai che Mediaset non hanno pensato che non ci sono solo computer muniti di sistema operativo della Microsoft, cioè le varie incarnazioni di Windows: 2000, XP o Vista, ma c’è anche il MAC OS X della Apple per non parlare di Linux o degli smartphone, nuovi media reader che necessitano d’attenzione perché la loro percentuale è in aumento.

Con Mediaset per rivedere una puntata persa paghi 0,99 centesimi e devi usare Windows, ma non è finita, il video è protetto dal DRM di Microsoft che ha un timer di un mese dopo il quale per rivederlo ti attacchi al tram. Negli USA network televisivi ben più grandi sia della Rai che Mediaset hanno deciso sia conveniente per i contenuti a pagamento, appoggiarsi a iTunes della Apple che rende possibile la visualizzazione qualsiasi sistema operativo abbia l’utente e senza scadenze.

La cosa che più mi infastidisce è vedere uno spot Rai che pubblicizza il portale video utilizzando un computer della Apple, un iMac del 2002, il primo a schermo piatto, quello con il braccio snodato e la base a semisfera al cui interno c’è il computer, il logo della mela è coperto da un paio di post-it.
Ma in Rai non si rendono conto che è una presa in giro agli utenti Mac OS X, creare contenuti non consultabili con Mac OS X e poi fare pubblicità usando un computer Apple?

La Rai per cavalcare l’onda della rete da poche settimane ha concluso un accordo con Youtube per internazionalizzare i contenuti rendendoli consultabili in tutto il mondo, nel momento in cui scrivo nel canale Rai sono presenti 446 video, e la durata di ognuno può superare i classici 10 minuti. Però i video su YouTube sono solo una pezza, non un’alternativa.