Prima delle olimpiadi del 2008 svoltesi in Cina, chi sapeva che in quel paese ci sono numerose abitudini alimentari e terapeutiche che prevedono la tortura e sterminio d’animali? I video realizzati prima d’agosto 2008, sono andati in programmazione solo poche settimane fa grazie alla trasmissione MISSIONE NATURA sull’emittente LA7.

La Cina ha grandi responsabilità, tra i paesi asiatici sono i principali consumatori di pinne di squali perché per la loro medicina avrebbe un’efficacia terapeutica nella cura di varie malattie, tra cui i tumori.
L’attività con cui viene garantito la presenza del prodotto si chiama “FINNING”, ovvero la sistematica distruzione degli squali a livello globale per l’ottenimento di un prodotto inutile.
Le pinne sono vendute anche a 70,00 Euro/kg, perciò la pesca è molto redditizia perché tagliano le pinne e rigettano in mare gli squali spesso ancora vivi, non dovendo portarsi dietro tutta la carcassa, ad ogni rientro in porto il numero d’animali uccisi è 20 superiore grazie al fatto che i pescherecci si riempiono solo delle pinne tagliate.
Una Legge europea del 2003 prevede che il rapporto tra il peso delle pinne pescato e quello del corpo dello squalo non superi il 5%, ma alla fine tutto è vanificato da un codicillo che consente lo scarico delle pinne in un porto diverso da quello in cui non scaricheranno mai le carcasse degli squali. Questa Legge vale per tutte le imbarcazioni immatricolate in Europa che circolano nelle acque di tutto il mondo.

Un segnale tangibile della riduzione dei grossi predatori nelle acque del mediterraneo arriva da testimonianze dirette di praticanti la pesca d’altura sportiva i quali dichiarano che sono anni che le uscite si fanno sempre meno frequentemente perché spesso si rientra in porto senza prede.

Qualche link sull’argomento:
http://storiedimare.blogspot.com/2007/03/
http://blogeko.libero.it/index.php/2006/01/23/
http://www.apneamagazine.com/articolo.php/535
http://blog.londraweb.com/ambiente-commercio-pinne