BLOG di Luciano Testi

Mercoledì 29 Settembre 2010

Arte o Pubblicità?

Cubo di marmoOgni anno a Sirmione c’è un’esposizione di opere d’arte all’aperto, lungo la passeggiata a fianco del lago, distribuita ed integrata nell’ambiente peraltro in modo non invasivo e che arricchisce in un qualche modo lo sguardo distratto dei turisti domenicali che a volte hanno delle fisse nei confronti di alcune di queste.
Un po’ com’è capitato a me quest’anno una volta giunto all’altezza della Piazzetta Pertini dove un metro cubo di marmo rotto, con traccia di un segno di lavorazione e la scritta MADE IN ITALY ed una rete sul lato integro, ha suscitato in me un po’ di disapprovazione.
Improvvisamente mi rendo conto che quel cubo non ha un significato ma che comunica solo un messaggio, ma se l’arte in sé è la capacità di comunicare, quest’opera dovrebbe essere arte, ma non è così, non la definirei tale se si deve esprimere in quel modo.

Appena ho visto questo cubo ho subito pensato al meccanismo pubblicitario per promuovere l’arte italiana nel mondo e cosa suggerisce con facilità ciò che in passato è stato fatto da famosi artisti italiani con del marmo bianco? Esattamente quello che la foto mostra, l’aggiunta della rete è un segno del nostro tempo d’epoca globalizzata.
Allora questa è una comunicazione pubblicitaria che suggerisce a chi guarda quanto è stato fatto in passato nel nostro paese, ma non si erige ad opera fine a se stessa in grado di dare continuità alle creazioni artistiche famose ed essere ricordata in futuro essa stessa, perciò mancando quella capacità di dare un’emozione indipendentemente dal significato che aveva per l’artista, rimane la comunicazione pubblicitaria.

Festival della Filosofia di MO - PAGINETTE

Buonristoro di libriIl Festival della Filosofia a Modena è già passato e archiviato, ora fa parte delle statistiche, quelle che un Comune Europeo deve mostrare per avere le credenziali, per che cosa non so, abbiamo dei beni d’interesse turistico, ma i visitatori li scoprono per sbaglio magari durante una visita alla Galleria FERRARI o per acquistare un bolide.

In pratica se non facciamo molto per l’arte, la cultura e la storia, dobbiamo credere che lo facciamo per la filosofia?

Andiamo a scoprire da alcuni dettagli in apparenza insignificanti cosa può dedurre un visitatore.
Le bancarelle di libri si sa ci sono sempre state, se mancassero sarebbe sorprendente, la carta stampata rimane quel supporto eletto per la divulgazione del pensiero, ma percorrendo i portici antistante Piazza Grande dove di lì a poco un filosofo avrebbe esposto il suo pensiero, mi accorgo di due distributori anomali con ancora sui vetri la stampa Buonristoro, ma dentro non vi erano confezioni di prodotti alimentari, ma libri (vedi foto fatta con il cell.).
Ora lì per lì puoi passarci davanti senza accorgertene, tanto questi distributori sono comuni, poi mi rendo conto che non è così, perché ho davanti la dimostrazione che la filosofia è proposta come bene di consumo tipo fast-food con libricini tascabili da consumare durante qualche pausa pranzo, dove l’assaporare qualche verità si somma al sapore reale dei cibi, per svanire insieme.
Mentre scatto la foto, improvvisamente altre persone s’accorgono che quel distributore non è un semplice distributore anche se non porta la firma di un artista, in tal caso sarebbe stata un’installazione provocante nei confronti del Festival della Filosofia.

E’ sabato pomeriggio, passato l’istante di riflessione, annunciano che il filosofo che avrebbe fatto la sua “lezione magistrale” non può essere presente ma che ha inviato il suo discorso con sufficiente anticipo per una traduzione, che letta da terzi sembra d’ascoltare un giornalista RAI mentre legge le notizie del TG.
Poco male, cerchiamo di concentrarci sul contenuto che sta per essere letto ed essendo la FORTUNA il tema di quest’edizione, e gratuita la partecipazione in Piazza Grande a Modena, ogni posto a sedere era occupato, ma altri anni la gente in piedi era più numerosa, per un attimo mi chiedo se fosse stato a pagamento l’ascolto di questa “lezione”, quanti sarebbero stati i presenti, vediamo se avrebbe meritato.
La lettura inizia, il tema che affronta è la malinconia che prende la donna ad una certa età, quella cosa di cui il Boccaccio si era già occupato e che aveva scoperto non essere curabile dalla medicina o religione. L’inizio di lezione mi vede già insofferente, perdo interesse, intuisco le conclusioni cui sarebbe arrivato il filosofo, è un suggerimento troppo facile e pensando che sarebbe arrivato a dire (la mia è una presunzione) che oggi questo genere di malinconia trova una momentanea soddisfazione nell’acquisto compulsivo presso i grandi centri commerciali, me ne vado dalla piazza.

D’altronde Modena è una città con un’elevata densità di grandi centri commerciali, e visto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, il tutto quadra con il distributore automatico “buonristoro” di libri.

Il giorno dopo illudendomi che l’artista comico ed attore Paolo Rossi avrebbe fatto uno show dedicato al pubblico del Festival della Filosofia, vado, per fare come tanti che aspettano di pendere dalle labbra di qualcuno.
Lo spettacolo è stato spostato in una piazzetta attigua, era impossibile non accorgersene ma solo quando sarebbe iniziato e il pubblico aveva iniziato a sedersi dove era previsto lo show che tardava.
Infatti, sento gli altoparlanti e mi sposto, e mentre ascolto mi rendo conto che non vi è nulla di nuovo, anzi, è solo un repertorio fraseologico al limite dello scurrile e/o irriverente, spacciate per illuminazioni, che solitamente si paga pure per sentirle.

Sono quasi le 21:30 e non vedendo nulla di nuovo sotto le stelle, faccio due passi per Via Emilia centro che ha più cose da raccontare anche se non parla.