BLOG di Luciano Testi

Mercoledì 23 Gennaio 2008

Navarone 1 In, Navarone 2 Out

In TV di recente su La7 hanno trasmesso “I cannoni di Navarone”, dopo i primi minuti di visione ho deciso di vederlo fino alla fine, e me lo sono gustato, anche se è un film del 1960, regge bene, buon ritmo, avvincente la trama, qualche colpo di scena, nulla da pretendere sugli effetti speciali, ma il finale è abbastanza curato e guardabile.
Domenica incappo su Rete4 nel film “Forza 10 da Navarone”, del 1978, con il giovane Franco Nero e Harrison Ford. Di fronte alla parola Navarone speravo di rimanere incollato alla TV fino alla fine del film, ma quando ho visto le scarse conoscenze d’ingegneria che ha il regista e collaboratori, ho interrotto la visione perdendomi il finale, sicuramente vittorioso.
Il motivo? Non è possibile che nel 1943 due persone, portandosi a spalla un po’ d’esplosivo riescano a far crollare una diga a causa delle crepe postume, come fosse una fragile parete in mattoni forati, e che poi il defluire delle acque faccia crollare un viadotto a due km di distanza solo investendo i piloni. Non avete visto come lo hanno fatto crollare, i piloni sembravano senza fondamenta, alcune travi sembravano semplicemente appoggiate, causa effetto inappropriato, i ponti sul Po’ con le piene avrebbero dovuto crollare numerose volte. Il poster è una caricatura della scena finale. Anche su www.film.tv.it ha avuto un voto negativo.

Mercoledì 16 Gennaio 2008

Hollywood, il fast food del cinema! Il microfono!!!

In queste sere in TV si sente parlare solo del problema monnezza, fino a stancarti, (per associazione penso che i napoletani siano eccessivamente tolleranti), però ci sono delle alternative, tra queste un film americano su Rai1, After the Sunset, del 2004 con Pierce Brosnan, e una magnifica Salma Hayek al bacio, molto scorrevole, dopo, un altro film americano su Rete4, Triplo Gioco, del 1993. In quest’ultimo film ci sono facce sconosciute, ma la scena da cui inizio a vederlo è tutt’altro che propedeutica, sarebbe intrigante se non fanno vedere il microfono che entra in scena, ma in poco più di due minuti si vede altre 5 volte, pure in controluce calarsi dall’alto. Forse il cameramen non si curava molto dell’inquadratura, la mora in scena aizzava il testosterone dei maschietti, e il montatore non poteva far altro che usare il girato disponibile. Però 6 volte è troppo in meno di tre minuti, gli americani, paese in cui gli effetti speciali sono un fiore all’occhiello, dove il budget per fare film è sempre altissimo, ogni tanto ti sbattono fuori film che sembrano realizzati non in economia, ma alla catena di montaggio curandosi poco della qualità pensando che lo spettatore è solo un beota che vuole godersi lo spettacolo.

Spesso può capitare che l’ombra del set si proietti sulla scena ripresa, ma qui hanno esagerato.
Queste disattenzioni m’infastidiscono.

Domenica 13 Gennaio 2008

Da "Anythings else", una battuta di W. Allen

Sul nuovo canale digitale IRIS, ogni domenica c’è un film d’autore, questa sera è stata la volta di “Anythings else” del 2003 e uscito in Italia nel 2004, Regia: W. Allen con: J. Biggs, D. De Vito, W. Allen.
Non anticipo nessuna trama solo la battuta finale del giovane amico di David (Allen), Jason che lascia la città e mentre è sul taxi vede la ex e borbotta qualcosa, il taxista gli chiede cosa sta dicendo, lui dice:
Jason: “Quanto è strana la vita, e quanto è piena di inesplicabile mistero”
Taxista: “Bhe, guardi ... è come tutto il resto”.

Il film finisce, ma immancabilmente ho continuato a pensare come se pur sbagliando il taxista dicesse un pezzo di verità, il resto, infatti, può essere solo la morte ma da quello che mi risulta è ancora più misteriosa della vita e più difficile da studiare.

Martedì 8 Gennaio 2008

STAR WAR, sassi per battere i cattivi

Il ritorno dello JediNelle sale, vidi Guerre Stellari, poi seppi che ci fu un secondo episodio e un terzo e null’altro. Ora Italia1 ha riproposto l’intera serie e sono ben sei episodi, l’ultimo è andato in onda questa sera stessa. Mi piace l’idea che l’uomo con i suoi mezzi possa attingere ad un’energia universale, che in molti anelano sfruttare anche nella vita reale, ma nella finzione del film essa conduce facilmente verso la sete di potere, lasciandosi prendere dalle forze del male, “La morte nera”, mentre gli Jedi lottano per mantenere gli equilibri in uno spazio il più ampio possibile, la galassia. Una specie d’inferno e paradiso riproposto in chiave fantascientifica, grandi artisti o letterati si sono cimentati su questi temi.

Nell’ultimo episodio, quello del 7-Gen-08 “Il ritorno dello Jedi” agli effetti speciali che all’epoca in cui sono stati realizzati erano già molto sofisticati anche se la dinamica degli androidi lasciava ancora a desiderare, si sono aggiunti sassi, frecce e lazi lanciati da una specie molto pelosa di bassa statura e con un linguaggio molto primitivo. Il contributo di queste armi rozze, sorprendentemente ha permesso di vincere la battaglia sul campo contro cannoni a raggi laser e quant’altro d’artefatto e potente si possa immaginare.

Chi l’avrebbe mai detto che il regista Richard Marquand e lo sceneggiatore Geroge Lucas alla fine si sarebbero stancati di effetti speciali.

Alla fine anche il giovane Jedi, Luke Skywalker riesce a vincere contro la morte nera, e a riportare la serenità nella galassia, un finale dove il bene trionfa sul male, tipico per una programmazione natalizia, anche se è già passato qualche giorno.

Lunedì 7 Gennaio 2008

Dragon – La storia di Bruce Lee

So che è un film vecchio, ma io li vidi tutti, ed ho rivisto anche quello che hanno messo in onda questa sera su Italia1. Per Bruce l’America è esistita davvero, ha realizzato un sogno. La sua morte non è una leggenda, un servizio molto serio e approfondito, fatto a oltre 10 anni dalla morte, appurò che non ricevette un’adeguata assistenza sanitaria. Non gli diagnosticarono un’allergia alla cocaina che lui prendeva per rilassarsi, lo zibaldone in cui era entrato gli dava più stress di quello che era in grado di sopportare. Quando morì, i medici non volevano diagnosticare la sua morte, il corpo rimase fermo in ambulatorio oltre 10 ore, in attesa che qualcuno avesse il coraggio di farlo. Nessuno voleva la responsabilità di dichiarare morto un personaggio che a Hong-Kong appariva anche nelle copertine delle riviste di giardinaggio. Morì a 32 anni, a tre settimane dalla prima ufficiale del film "I tre dell'operazione drago".

Suo figlio Brandon Lee, famoso per la parte nel film “Il Corvo”, morì a tre scene dalla fine del film a causa di un’arma difettosa, non la ripulirono e un frammento di un bossolo lo colpì. Aveva 28 anni.