Era tempo che non assistevo ad atteggiamenti autoritativi. Ero fermo in un’area di servizio autostradale tra Voghera e Piacenza, non vi dico il caos che ho trovato, sembrava pieno di turisti e/o microcomitive vaganti per il belpaese. Feci anche fatica a trovare un posto a sedere per consumare un pasto leggero prima di riprendere il viaggio. Avevo trovato subito ma la vicinanza del televisore ad un volume alto che competeva con quello prodotto dalle persone, mi ha spinto a cercarne uno alternativo che aveva una lampada a basso consumo energetico a pochi cm dalla testa e con il tavolino spostato in modo tale che uno dei due che si siede se lo trova quasi sopra di se, ovviamente scelgo l’altra sedia, perché trovo fastidiose quelle lampade così basse, d’estate quando mi capita di finire in situazioni analoghe, spengo la luce accesa inutilmente anche di giorno semplicemente svitandola per mezzo giro. Di lì a poco le due persone del tavolino a fianco si alzano e il tavolo finisce sotto l’interesse di due tedesche, madre e figlia (suppongo), la mamma usava i guanti e un ombrello come bastone, tengo a precisare che tutti avevano caldo e che c’era un cielo splendente senza una nube all’orizzonte. Il posto sembrava lo avessero scelto con cura tra i meno peggiori considerando la faccia insoddisfatta che aveva, la mamma aveva modi da aristocratica. Siede sul lato opposto e un tavolino più in là di dove sono io, appoggia l’ombrello sul tavolo, la figlia la borsa e poi va al self-service, intanto la mamma si toglie i guanti, e con un pezzo di carta qualunque (non era un tovagliolo) cerca di usarlo come straccio per la pulizia ma con risultati insoddisfacenti, sento che mi osserva mentre mangio un pezzo di torta buonissima, sopra aveva truciolini di cioccolata e fettine di pere cotte, quando ho finito si alza per sedersi sul lato opposto del tavolo senza mancare di segnalare ad alta voce alla figlia (occupata a riempire il suo vassoio di quanto trova di gradito della cucina italiana), che ha cambiato posto, ha di nuovo il problema della pulizia, allora si rivolge con tono deciso, così deciso da sorprendermi al cameriere dicendogli dapprima una cosa incomprensibile e lui manco si gira, lei replica con una timbrica inconfondibile, era un ordine: “please ...”, lui si gira per osservare e lei simula con la mano la pulizia del tavolino, lui rimane per un istante interdetto, poi deve aver realizzato che se non lo fa subito la signora l’avrebbero sentita per tutto il locale anche se c’era confusione e s’affretta a depositare il vassoio e venire a pulirle il tavolino. Capisco che per il cameriere sia un atto dovuto pulire a richiesta un tavolino, ma ciò che stona di più è il modo usato dalla signora, l’autorità esercitata, come se tutti fossero disponibili solo per lei o si rivolgesse ad un subordinato reticente. Il cameriere esegue con professionalità il suo lavoro e mi sarei aspettato che dicesse almeno un: “Va bene?”, ma ha mantenuto la sua neutralità e mi sono detto che in questi posti devono averne viste di cotte e di crude. Di lì a poco arriva la figlia, mette tutti i piatti direttamente sulla tavola per poi poggiare l’inutile vassoio su una sedia a fianco, ovviamente cercano di riprodurre una situazione classica di pranzo a tavola a loro gradita senza quell’orribile vassoio da mensa popolare. E pensare che appena ho visto la coppia ho intuito che la signora avrebbe avuto da raccontare parecchie cose della sua vita, ora ho la conferma che ne ha, ma che i contenuti forse non mi interessano.