BLOG di Luciano Testi

Venerdì 8 Ottobre 2010

Evoluzione Fast-Food

Prima o dopo doveva capitare, le catene di ristorazione tipo MC dopo aver visto la massima diffusione, stanno subendo presso un determinato pubblico adulto, una certa involuzione e c’è qualcuno che ha creato DISPENSA EMILIA e ha visto giusto!

I punti di ristoro MC si sono evoluti come ambiente, ampliamento del menu con proposte per attrarre i più piccoli, da sempre quelli che gradiscono di più la cucina MC (forse per i giochi), e gli adulti perché a volte trovano proposte che richiamano prodotti DOC o perché riescono a far mangiare i figli spendendo nel contempo poco.
Quello che non tutti sanno è che ogni prodotto usato nei MC ha origini locali, e un’impressione contraria è dovuta solo al loro modo di proporsi, con un menu base identico in tutto il mondo, a parte qualche extra derivato da cibi tipicamente nazionali.
In parallelo, si è diffusa una cucina salutista che evita fritti, bevande gasate, a favore di frutta e verdura da consumare quotidianamente, e meglio ancora se d’origine biologica.
La diffusione del concetto che la salute è strettamente legata all’alimentazione, dovrebbe spingere tutti a regolarci un po’ e a riconsiderare quello che ci fa bene e non solo ciò che piace.
I tempi sono parsi maturi a qualche personaggio con mentalità imprenditoriale, per creare qualcosa che soddisfi l’esigenza di una cucina più salutista non globalizzata e che centra l’obiettivo proponendo piatti con prodotti d’eccellenza locali, per fare un esempio le insalate condite con grana, prosciutto, funghi, aceto balsamico e con le immancabili tigelle d’accompagnamento, un mix di prodotti disponibili solo nelle dispense emiliane, in forte contrapposizione alla globalizzazione MC, forse è proprio in questo modo che è nato il nome “DISPENSA EMILIA tigelleria tradizionale”.
Per convincermi della bontà del progetto mi è bastato mangiare in un punto ristoro DISPENSA EMILIA e notare alcune differenze con i punti MC, ad esempio prenoti alla cassa e poi sei servito, l’arredo del locale richiama trattorie di montagna o un’idea di rustico e distante dalla globalizzazione, la cosa buffa che mi fa sorridere sono quei quattro o cinque prosciutti appesi in bella vista ad una pertica dove normalmente sarebbero presenti i liquori in un bar, che ricalcano l’idea di DISPENSA, anche se ogni volta che li vedo penso siano finti.

Colgo la scusa di quest’affronto confronto tra i due stili d’alimentazione, per riportare alcune note informative sulla tigella, molto gustate in Emilia-Romagna ma di cui si sa poco delle origini e le ho trovate scritte, guarda caso, sulla busta che contiene posate e tovagliolo.

  • Le tigelle, o più precisamente le crescentine cotte tra due tigelle, sono una tipica preparazione povera dell’appennino modenese.
    L’impasto di farina acqua e sale, in forma di piccoli e morbidi dischi, dopo la lievitazione, veniva cotto vicino al focolare tra due dischi di terracotta chiamati appunto “tigelle”, denominazione che deriva dal latino “tegere”, coprire.
  • Le tigelle venivano surriscaldate accanto al fuoco, lasciate leggermente raffreddare ed impilate a due a due con al centro il disco di pasta da cuocere tra due foglie di castagno, che servivano a cedere aroma e umidità alla crescentina.
  • Le più antiche tigelle portavano incise stilizzazioni del disco solare, come quello riprodotto nel nostro marchio, simbolo di vita e fecondità.

Deduco che originariamente la tigella, non solo era un prodotto locale, ma pure stagionale, cioè legato alla disponibilità di foglie di castagno, infatti, sono convinto che certi prodotti vadano consumati nella stagione in cui originariamente sono nati, un po’ come per la frutta, va consumata solo quella stagionale e prodotta localmente.

Domenica 6 Luglio 2008

66 hot dog in 12 minuti

Nel titolo manca qualcosa, l’azione è volutamente trascurata per lasciarvi pensare a che cosa si riferisce, perché il numero è incredibile.

Un americano in una gara ha mangiato in 12 minuti 66 panini con dentro un hot dog, quello che noi chiamiamo wurstel.
Io sinceramente, se dovessi fare i conti di quanti me ne basterebbero per fare tre pasti al giorno, andrei avanti 6 o 7 giorni.
Io penso al volume di tanto cibo e m’aspetto un rigonfiamento all’altezza dello stomaco, invece nulla, nemmeno qualche crisi digestiva.

Ma anche noi italiani abbiamo i nostri mangiatori indefessi e una persona di mia conoscenza (è tutto reale), dopo aver mangiato a casa sua per cena una fiorentina da 1 kg, è andato in una fiera e si è imbattuto in una gara di velocità nel mangiare un piatto di spaghetti con le mani legate dietro la schiena.
Si è iscritto, ha vinto e a differenza degli avversari il suo piatto era pulito perché per paura di perdere aveva leccato anche il sugo residuo.
Per la cronaca ha vinto un prosciutto che ha finito in una settimana.

Per altre foto: http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/gente/mondiale-hot-dog

Venerdì 2 Maggio 2008

Uova d’autore

L’ultimo mio post nella categoria gastronomia evidenziava che la cottura di un uovo è un fatto tecnico che può mettere in difficoltà anche il miglior cuoco, ma c’è chi, come in questo breve video divertente, per amore delle sue invenzioni mangia le uova cucinate come vengono.
Il video è tratto dal film Chitty Chitty Bang Bang.

Domenica 20 Aprile 2008

Come ci si comporta di fronte ad un uovo

Non è un paradosso affermare che occorre più sapienza per cuocere un uovo che le le più complicate manipolazioni culinarie. Anche un gran cuoco può tradire una grave incapacità, mandando in tavola un uovo sodo troppo verde o un uovo à la coque troppo viscido. È una delle regioni gastronomiche più delicata, in cui si tratta esclusivamente di tecnica e non di fantasia o gestualità. E i dogmi di questa tecnica sono per lo più ignorati dai praticanti e sorvolati dai teorici.” di Gio Ponti

Gio Ponti non era un famoso cuoco, ma lo era come architetto e designer, creando anche numerosi oggetti per la cucina, sarà che dell’uovo lo attirava la sua forma perfetta, tanto da rendere ineguagliabile qualunque sforzo di un cuoco per cucinarlo.

Ad esempio io amo le uova sode e fritte, e se fritte a me piacciono con il tuorlo non mescolato al chiaro e senza le fastidiose crosticine che si creano sotto, generalmente dovuto a scarso olio, al tegamino o ad una friggitura troppo veloce, ma meno facile è ottenere questo risultato se si vuole anche il tuorlo fritto a tal punto che solo una minima parte al suo interno è rimasta liquida. Per giungere a questo risultato la frittata va girata nella padella, ovviamente quando il tuorlo è abbastanza solido da non rompersi durante l’operazione.

Tutta questa premessa perché quando al ristorante mi permetto d’ordinare uova fritte con queste caratteristiche, mi arrivano sempre con le crosticine sotto e il tuorlo ancora quasi tutto in fase liquida, e nonostante le mie critiche sia gli amici di tavola e cuoca mi vogliono convincere che è migliore così, e così deve essere, ma secondo me si approfittano della mia credulità.

Chi è d’accordo con me?

Giovedì 3 Aprile 2008

Massima di Fini

Sto mangiando in un ristorante Fini di un’area di servizio a Modena, finito il pasto m’accorgo che la tovaglietta di carta riporta una scritta, sposto il piatto e leggo:
La roba da mangiare l'ha inventata il Padre Eterno; noi dobbiamo soltanto cuocerla, tutt'al più possiamo insaccare la carne di maiale e impastare la farina.” di Telesforo Fini 1912

Considerata la fonte della massima, la sua tradizione culinaria e il luogo di lettura, non poteva essere altro che così, oltre che affatto disinteressata, sia quando la diceva Telesforo sia oggi chi la cita come slogan.

Pochi istanti dopo è il caso di dire che degusto al bar il caffè, lo servono omaggiandomi di un cioccolatino, scopro che non è il solito avanzo pasquale, è al gusto di caffè, quindi, lo scarto e mangio immediatamente mentre sciolgo lo zucchero dentro la tazzina. Lo bevo mentre in bocca ha ancora il retrogusto al caffè del cioccolatino, ed è stata un’esperienza che vorrei riprovare. Però i meriti di Fini si fermano qualche riga più su.

Sabato 2 Febbraio 2008

A tavola non mi piace che …

A tavola non mi piace che ... :

  1. Il tavolo dondoli, capita più facilmente con quelli monocolonna.
  2. Anche la sedia non deve dondolare e deve essere senza braccioli, altrimenti può essere che le misure mi obblighino a tenere chiuse le gambe strizzando le palle.
  3. L’eventuale tovaglia non deve sbordare un metro, tanto da sembrare la coperta della nonna e rischiare di trascinarla quando ti alzi.
  4. Se vado in un self-service, il vassoio non deve avere il fondo che appoggia solo in centro, altrimenti qualunque azione tu faccia, si metterà a ruotare.
  5. La tovaglietta di carta deve avere la sagoma del vassoio.
  6. Odio sentire i bambini che strillano con quanto fiato hanno mentre giocano, come capita nei centri commerciali dove c’è un angolo bimbi alti meno di 130 cm.
  7. Il tavolino, se all’esterno, non deve essere ai bordi del marciapiede con le macchine che passano a 20 cm.
  8. Essere investito dall’aria di condizionatori o ventilatori.
  9. Piazzarmi dove il sole in l’inverno t’investe in viso, e d’estate le auto parcheggiate ne riflettano in faccia direttamente i raggi.
  10. Mi portino il sugo con un po’ di pasta, anziché il contrario.
  11. Quando senza specificare nulla, il primo abbonda da riuscire a farci due razioni.
  12. Ordino il riso, e debbo richiedere un cucchiaio per mangiarlo.
  13. Le posate si piegano per tagliare una bistecca.
  14. Chi è con me si alza prima che io finisca di mangiare, costringendomi ad accelerare per non farlo aspettare.
  15. Il caffè non è alto a sufficienza da consentire a due bustine di zucchero di sciogliersi.

Beh, che vi sembra? Sembrano troppi messi in fila in questo modo? State già pensando che è meglio non uscire con me?
Adesso che ci penso, queste cose non capitano quando ogni tanto vado a cena con una mia amica, eccetto, forse la tovaglia extra-extra-large.
Cosa dite che è solo questione di compagnia?
Mmmh ..., a voi di solito cosa capita?

Sabato 15 Dicembre 2007

Freddo, Feste e Cioccolata

Anche quest’anno con l’arrivo del freddo e la prossimità delle feste arriva la voglia di mettere in bocca un po’ di cioccolato e cominciano anche gli esperimenti. E sì, oltre a fornire delle calorie fa bene anche al morale, da una certa soddisfazione, e in questo periodo mi ricordo di un anno in cui al MotorShow c’era una nutelleria dove ho preso una piadina spalmata di sola nutella, altro che soddisfatti rimborsati, bastava guardare l’espressione di chi la mangiava per capire, tanto per intenderci, chi ci metteva in mezzo della salciccia, quando la mangiava sembrava perfino possedere l’aggressività di un carnivoro.

Ma volevo parlarvi delle mie degustazioni, sono poche ma scelte e di qualità, comincio con gli After Eight, che trovo eccezionali, hanno trovato la giusta dose tra cioccolata e menta e la relativa densità dei due prodotti, mi piace anche l’aroma che ne esce dalla confezione ancora sigillata, ne mangio sempre due o tre alla volta, e poi adesso fanno la confezione con la carta corrugata per impedire che cadano dentro la confezione quando sei a metà, così da trovarli sempre in piedi comodi per prelevarli.

Un altro classico che mi piace molto sono le tavolette di cioccolata da 100 gr, la migliore per me è la fondente della LINDT, quella confezione con la carta di colore indefinibile tra l’azzurro e il grigio metallizzato, qui mi ha preso la curiosità e sono andato nel sito della LINDT, ho trovato una pagina per l’invio di post-cards ed ho scritto subito ad un’amica che conosco come buona degustatrice di cioccolata. Per l’occasione ho scritto una frase che vedete sotto, e se vi piace alla fine tra parentesi scrivete (by Luciano Testi), sarei felice se un ignoto viene letto con piacere da qualche amata.


Ci sono altri prodotti di cui sono pazzo, i Ferrero Rocher sono una bella invezione, tutt’ora priva d’imitazioni, pare che un brevetto protegga il segreto di come far affiorare sulla superficie di una sferetta di cioccolata dei pezzettini di mandorle. Questo spot del 1992, la cui età la dice lunga sulla bontà del prodotto, è stato un successo enorme all’epoca, mi ricordo che al MotorShow (una piazza per tutti e tutto) erano presenti i due protagonisti, la Rolls Royce e il prodotto. Finito lo spot la vita continua ma mai senza un Ferrero Rocher al giorno, e chi poteva negare alla bellissima signora in giallo un pensiero che arriva dritto al cuore? Un appunto, guardate sul sito Ferrero come sono gli spot oggi e notate quanto materiale virtuale hanno aggiunto nella pubblicità rispetto il 1992, oggi lo spot rappresenta la fantasia, ieri la realtà.


Dalla Ferrero in pole position c’è anche il Mon Cheri, un’altra dimostrazione che in Italia, i cioccolatini sono un’arte di cui non vedo uguali tra i prodotti stranieri. Riporto la descrizione del prodotto dal sito della ferrero.it:

MON CHÉRI® è una pralina unica, che regala a chi la assapora un sorprendente piacere: il guscio di cioccolato fondente, la morbidezza della ciliegia ed il gusto deciso del liquore si miscelano in un'armonia inimitabile.

Armonia fatta di molteplicità e contrasti che suscita sensazioni appaganti e complete da vivere da soli o da condividere con gli amici.


Qualcuno di voi ha mai avuto occasione d’assaggiare i cremini FIAT? Cercateli e non li scorderete mai. Questo è uno di quei prodotti che rimangono nella storia dei sapori, siglato con un marchio che più italiano non si può (sempre che non ci metta lo zampino lo zio Tom), questo ha il vero sapore del cremino, rispetto cui tutti gli altri dopo sembrano solo delle imitazioni. Chi abita tra Modena e Bologna sa bene che è aperto anche uno spaccio della fabbrica di Majani, dove trovare più a buon mercato questi prodotti eccezionali, di cui però è possibile mangiarne in quantità limitata causa il forte contenuto calorico ed anche perché dopo 4 o 5 di questi, nello stomaco sembra d’avere una fiorentina di mezzo chilogrammo, d’altronde la ricetta è ancora quella del 1911, e sì, la Majani fa cioccolata dal lontano 1796, quando di certo con la povertà che c’era nessuno si preoccupava dell’eccesso di caloria in un cioccolatino! Nel caso in cui vi capiti di possederne quando comincia a fare caldo, metteteli subito in frigo, ma lo consiglio in tutte le stagioni, perché gli ambienti riscaldati alterano leggermente la densità, trovo che sia migliore a 7 o 8°C non tanto per la temperatura, ma perché è un po’ meno tenero e lo gusto meglio. Quando li ho conosciuti, non vi dico quanti ne ho mangiati, anzi, sì, misi alla fine d’agostoi in frigo 3 kg di questi fantastici cioccolatini, ai primi di ottobre dello stesso anno non ce n’erano più e sono sicuro d’essere l’unico che ne mangiava. Non male vero?

Domenica 15 Luglio 2007

L’occhio vuole la sua parte

Entrate in un ristorante, e a parte i saluti, la prima impressione si ha dall’aspetto più o meno gradevole, è quell’occhiata di controllo che si dà mentre si guarda se c’è un posto libero che ti piace.

Nella ristorazione i locali possono avere differenze estreme nell’aspetto, dalla mensa aziendale o scolastica ad un arredo complesso e articolato con richiami storici e culturali alle radici della propria terra, che non è esattamente quello che ci si aspetta entrando in un Mc Donald’s, anzi, controlli che ci sia un minimo di decoro e pulizia, solitamente nei posti molto affollati potrebbe essere difficile mantenere un buon livello (per non parlare dei servizi) e molte persone si allontanano e poi di riflesso non entrano più in un Mc Donald’s.

È vero che i Mc Donald’s da sempre rappresentano l’estrema razionalizzazione e risparmio nel campo dei fast-food, infatti, il cibo è preparato con un metodo che nell’industria manifatturiera si chiama “just in time”, sorpassando in questo modo ogni self-service nell’ottimizzazione degli sprechi, poi c’è la sala e lì il percorso per il cliente è un po’ più duro perché l’ottimizzazione è ottenuta con maggiori posti a sedere grazie ad una dimensione media della larghezza dei tavolini di poco maggiore a quella del vassoio. Si sceglie il posto a sedere in base allo spazio disponibile e non ai gusti personali e se il locale è affollato si sta gomito a gomito.

Insomma un Mc Donald’s descritto in questo modo sembrerebbe una soluzione d’emergenza per viaggiatori con i minuti contati, altrimenti non vi andresti mai, ebbene da un annetto il Mc Donald’s dei Portali di Modena, dopo una chiusura per lavori di ristrutturazione, si è ripresentato ai clienti con un aspetto tutt’altro che banale. Hanno fatto un lavoro eccezionale e ricercato nell’arredo della sala, sembra un salotto artistico, non è più uno spazio di passaggio angusto, ma da abitare e ogni angolo ha una soluzione d’arredo e architettura che manco pensi d’essere un Mc Donald’s. Ti siedi e mentre mangi non puoi evitare d’ammirare un angolino interessante, puoi stare sullo sgabello alto, basso, in centro sala, angolo Picasso o giovani, per non dimenticare quello dei bambini, insomma, arrivi e finisci di mangiare senza veder l’ora di scappare via e finalmente c’è un bagno che non sembra una latrina. Chi arriva oggi per la prima volta al Mc Donald’s dei Portali fa un'esperienza positiva.

Apprezzate quanto ho scritto in queste immagini raccolte dal sito Mc Donald’s, sul quale si possono vedere anche quali altri punti di ristorazione sono stati ristrutturati seguendo uno stile personalizzato, più o meno elaborato, ma migliorando in ogni caso la gradevolezza dell’ambiente.
Ne ho guardati molti e mi sono convinto che il Mc Donald’s dei Portali di MO è tra i meglio riusciti. Peccato per le fotografie (la prima l’ho dovuta ritagliare e ritoccare), molte sono occasioni fotografiche sprecate e mal presentano gli ambienti nella loro bellezza.

Mc Donald's ai Portali a Modena
Mc Donald's ai Portali a Modena

Mc Donald's ai Portali a Modena
Mc Donald's ai Portali a Modena

Mc Donald's di Farini a Milano

Sabato 14 Luglio 2007

Dose africana

Pochi giorni fa rivedendo una cameriera a pulire i tavoli in un self-service della catena Flunch, mi sono ricordato di quando la misero ai primi e vassoio alla mano le chiesi un piatto di riso, ma ne mise solo un cucchiaio, le dissi che ne volevo di più, ripetei facendo anche il gesto, lei ne mise un secondo e stava per ridarmelo ma le evidenziai che quella non è la solita quantità che qualunque cliente s’aspetta. Era una nera (non criticatemi per il termine è correttissimo, un giorno farò un post sull’argomento), d’origini africane, sembrava che non capisse cosa dicevo, ma quello che volevo era chiaro, riuscì a farmi capire che dovevo prenderlo così com’era, ma segnalai alla cassa quanto era successo. Ai primi non la rividi più per almeno un anno, ma rivederla improvvisamente mi è venuta la risposta del perché avrebbe messo un solo cucchiaio di riso nel piatto, in Africa quella sarebbe stata la giusta dose per tutti, quello che non capisco è come ha fatto lei ad ingrassare tanto con piccole dosi.

Parlando di piccole dosi, di riflesso penso ai Mc Donald’s e i posti ai tavolini che sembrano fatti per persone magre o minori d’età, io ad esempio debbo stare attento a non battere le ginocchia. Però nei fast-food MC il concetto di dosaggio non è lasciato al caso, giustamente è possibile scegliere un menu piccolo medio o grande, tutto in proporzione alla taglia (o fame) di ognuno di noi.

I No-Global sono contro i fast-food MC ma secondo me sbagliano, perché permettono ad una molteplicità di persone e categorie d’alimentarsi a basso prezzo e in modo corretto secondo le esigenze personali, infatti, i prezzi dall’introduzione dell’Euro non sono aumentati, hanno solo iniziato a far pagare la confezione di mayonese a parte e ogni confezione di cibo ha stampigliato la tabella nutrizionale rispettando le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le tabelle nutrizionali, sono scaricabili dal loro sito http://www.mcdonalds.it/ e chiunque con una certa facilità può rendersi conto se sta alimentandosi in regola o no.

Guardando le tabelle nutrizionali è sorprendente scoprire che basta veramente poco per dare al fisico un apporto adeguato, viene da pensare di nuovo alle dosi africane, perciò ho voluto verificare il mio menu quando vado in un MC.

Il menu medio comprende:
- un Big-Mac
- patatine fritte medie con mayonese (vado ai MC prevalentemente per queste)
- fanta media (sempre senza ghiaccio)
e utilizzando il servizio on-line di calcolo del menu http://www.mcdonaldsmenu.info/, scopro che in base al mio profilo, con due pasti al giorno come questi, non sarebbero equilibrati, e pensando d’aggiungere una colazione a base di un latte macchiato (sempre con doppia bustina di zucchero) e brioche, aggiusto gli zuccheri ma aumento ancora i grassi già alti.

Purtroppo un impiegato che non fa sport, deve abituarsi alle dosi africane, se non vuole ingrassare. Anche se non andate mai in un MC, vi consiglio caldamente d’usare almeno una volta il Calcolatore Nutrizionale del sito Mc Donald’s.

Vi racconto un aneddoto sull’ultima volta che sono andato in un MC.
Vi ho già detto dei piccoli posti a sedere, e quando ho visto arrivare un signore alto come me ma largo il doppio (stazza stimata 150 kg), mi sono chiesto dove si metterà a sedere e ha scelto l’unico posto dove poteva infilarsi occupando due piazze. Ovviamente mi sono chiesto come ha fatto a diventare così grasso se è abituato ad alimentarsi al massimo con il menu big di un MC, inoltre, dalla tuta che indossava non sembra un sedentario. La risposta è arrivata pochi minuti dopo quando terminato il suo menu (io sono molto lento) si alza e se ne va’, ma di lì a poco riappare, non si era dimenticato nulla, aveva in mano un altro vassoio, ma per evitare che le persone circostanti notino che ha fatto replica, è andato a sedersi sull’estremo opposto del locale, di là di una parete in modo che i clienti circostanti lo vedono consumare un solo menu. Insomma. Sedersi proprio nello stesso posto, non avrebbe evitato gli sguardi significativi di tutti noi, del tipo: “Cacchio, adesso abbiamo capito perché sei così grosso!” ;)

Domenica 25 Marzo 2007

La quarta via, una banana

La colazione mattutina dovrebbe essere il pasto più importante perché lo stomaco è riposato (se non aprite di notte il frigo) e servono energie per affrontare la giornata, questa è la regola, ma chissà per quale futile ragione ciò avviene solo in vacanza, quindi, a mezzogiorno qualcosa di leggero e se iniziate a dormire tardi, e anche perché c’è più tempo a disposizione la cena può essere un po’ più ricca del pranzo anche se non dovrebbe mai essere il pasto più importante. Ma torniamo all’inizio della giornata, alla colazione che recentemente è un po’ sacrificata a causa del sempre più ridotto tempo che al mattino mi concedo per prepararmi ad uscire di casa.

Prima via.
Fino a qualche mese fa mi preparavo la colazione io, latte e caffè, due mescoli del primo e uno del secondo, biscotti da intingere e al posto dello zucchero un po’ di miele, non un po’, un cucchiaio ma non di quelli piccoli, il caffè era d’orzo, colazione consumata sedendo a tavola, con tranquillità e nessuno che ti scoccia, poi per vari motivi il giochino s’è rotto, la mamma che si è ammalata, la badante sempre nei piedi che ti frega pure i biscotti, allora ho iniziato a fare colazione fuori casa.

Seconda via.
Questa è una delle più efficienti e interessanti, secondo il percorso stradale che fai per recarti al lavoro c’è sempre un bar in cui fermarmi per fare colazione e lì mi sono innamorato della brioche prelevata dalla teca leggermente tiepida con dentro la marmellata e ancora meglio se è di mirtilli, la brioche con la crema mi piace ma possono succedere strani incidenti di percorso nel mangiarla, e poi finisco con un bel bicchiere di latte macchiato, se ha poca schiuma lo gradisco ancora di più, zuccherato con due bustine. Esci dal bar che ti sembra d’aver rimesso in moto il fisico, d’averlo un po’ svegliato dandogli delle preziose risorse energetiche, una sorta d’appagamento per una prima colazione consumata in piedi che non avevo provato da una lunga abitudine alla prima via.

Terza via.
Solitamente quando tardo molto non mi rado facendo finta che lo faccio un giorno sì e uno no, e poi non avendo tempo per fermarmi in nessun bar, consumo qualcosa di frugale in un distributore di bevande calde e merendine. Certo che il latte macchiato al gusto di cioccolato con extra zucchero, non sarà mai come quello del bar, ma la merendina invece si difende anche se sono prodotti preconfezionati. Però cercando di capire quanta energia in meno prendo rispetto la mia tradizione personale, scopro che sono più che sufficienti, però mi consolo della frugalità pensando che ho speso la metà di quello che mi costa al bar.

Quarta via.
Esiste anche una quarta possibilità e tutto dipende da quanta strada percorri per giungere sul posto di lavoro, a dire il vero non sono necessari tanti km. Ogni tanto capita che si deve praticare la terza via, ma quando capita spesso, non vuoi che si noti che hai dovuto volare perché ridotto a far colazione al distributore, allora, non c’è di meglio che portarsi in auto una banana, sì, è il frutto perfetto perché la sua sbucciatura è rapida e compatibile con la guida, al primo semaforo inizi a sbucciarla poi per mangiarla si tiene comodamente con una mano mentre guidi. Conosco una persona che si vergogna a mangiare davanti a tutti una banana, chi mi ha visto avrà pensato la stessa cosa di me. La banana non è nemmeno un frutto a caso, era il mio alimento preferito alle Canarie dove lì sono più nutrienti, dicono quasi come una bistecca. Finita la colazione apro il finestrino e mentre sono in marcia, butto la buccia di banana dal finestrino, e provate ad indovinare dove? Vicino a un incrocio così un’auto si ferma più avanti oppure sulle strisce pedonali? Non farei mai nessuna delle due cose, la butto nel fossato che ho alla sinistra mentre percorro una strada di campagna. Ok dopo un paio d’ore però un latte macchiato con extra zucchero ci sta bene.

Mercoledì 31 Gennaio 2007

Tris su caffè e cappuccino

Quando si ordina un latte macchiato non vi sono stranezze particolari nell'ordinazione, il latte è bianco, una macchia è generalmente qualcosa di scuro che disturba l'uniformità di un qualsiasi colore che non sia nero, quindi, giustamente il bianco del latte è macchiato, ma il problema sorge quando si chiede il caffè macchiato, non te lo macchiano, il caffè è già nero più macchiato di così non si può tutt'al più lo smacchiano, o no?

In certi bar fanno il caffè con un po’ di schiuma ed è possibile riuscire a sapere quante volte è stato sorseggiato prima di berlo totalmente, basta contare gli anelli lasciati dalla schiuma, se non ci sono è un tipo/a sbrigativa una botta e via, se si leggono significa che è una persona generalmente tranquilla che apprezza quello che fa, solitamente a quest’ultimo il fondo di caffè rimane totalmente nella tazzina mentre per chi è frettoloso se ne scorgono le tracce in verticale sulla parete interna.

La colazione mattutina con un cappuccio e una brioche per alcuni sono migliori se il cappuccio è guarnito con una spolveratina di cacao, alcuni dispenser di quella polverina dolce hanno i forellini con la sagoma a forma di cuoricino, allora ad una cameriera ho chiesto se aveva fatto lei il cappuccino, ha risposto di sì ma le ho posto i miei dubbi perché non era firmato allora, mi ha guardato strano e le ho detto che se i forellini da cui esce il cacao formano una coppia di caratteri dell’alfabeto, può lasciare la sua firma, ha apprezzato.

Domenica 31 Dicembre 2006

Battute Gastronomiche :)

Battute ironiche in tema gastronomico by Luciano Testi.
Molte sono sbocciate in situazioni reali.

C = Cameriera
LT = io

LT - Sai perché ogni tanto Luciano Pavarotti stecca?
C - No
LT - Perché prima ha mangiato una bi-stecca.

LT - Sai cos’è un carpaccio?
C - No
LT - Una brutta carpa.

C - Vuole delle penne all’arrabbiata?
LT - … mmmh .. potrei averle all’arrabbiato?

C – Oggi ci sono gli strozzapreti, …
LT – e gli strozzasuocera no?

LT – Dammi quegli spaghetti lì senza pelo.
C – ha ha ha (risata incontenibile)

Una cameriera sta ritirando dalla teca dei bomboloni insieme alla frutta.
LT – quella frutta anche se non la metti in frigo, i moscerini non si vedranno mai.
p.s. La frutta era finta.

C – Te lo faccio io personalmente il caffè?
LT – (con faccia seria e interrogativa) Ma è una cosa che fa male?

C – Vuoi del riso oggi?
LT – Se non c’è il cioccolato, non basterebbe una risaia. :)

C – In questo caso è una barista: “Buonasera, vuole un caffè?”
LT – Ciao, a dire la verità nello scontrino c’è scritto Espresso … ci manca solo che aggiungano anche la destinazione e poi sembra che vogliono mandarmi via.

Siamo in tre in un bar ristorante, lei, lui ed io, stiamo facendo le ordinazioni, lei specifica la forma del piatto ovale o tondo, per associazione d’idee immagino un profilato metallico tondo, lui invece non ordina un tubo (e dai coi profilati), io rimanendo in tema inizio con un piatto (altro profilato metallico) di riso. Per rimanere in campo gastronomico, le bottiglie di vino sono dei birilli (anche se nessuno le chiama così), e ovviamente possono essere bianchi o neri.

C – Luciano metti il gelato sulla macedonia?
LT – Sì
C – Quante palline?
LT - Guardandola con un cenno di sorriso e un gesto delle mani come per dire “ma dai …” dico: “Le solite”
C – Ok, allora due.
LT – “Fra un po’ ti dico anche le misure”, ora è lei che mi guarda strano. Uno a uno, penso tra me e me.

La cameriera rivolgendosi ad un'altro cliente:
C - Ti do un litro e mezzo di gas?
Io m'intrometto. LT - Lo vuoi far morire?
La cameriera mi guarda in modo interrogativo ...
LT - ... se a uno gli dai del gas, che fine fa?
Risata liberatoria della cameriera (quando c'è di mezzo la morte, l'argomento è pesante).
C - Ma le vai a cercare proprio tutte!

Torroncini e anello dei tuoi sogni

Ho davanti a me l’ultimissimo e morbido torroncino rivestito di cioccolata di una confezione di 500 gr acquistata per fare un regalo ma quando ho letto che l’incarto dei torroncini poteva nascondere la notizia della vincita di un anello con un diamante del valore di 4000 Euro, ho tenuto la confezione. Mi sono sacrificato assai nel cercare di finirli, alla ricerca della news che mi rendeva felice. Non avreste fatto la stessa cosa? Non puoi non mangiarli, solo così saprai se uno degli incarti ti fa vincere, solo così il produttore aumenta i consumi, un circolo vizioso, golosità e desiderio di una vincita di 4000 Euro soddisfabile mangiando un tenerissimo, morbidissimo e semplicissimo torroncino. Secondo voi la confezione è durata molto? Confesso, 1 settimana, però se l’ultimo che ho ancora qui davanti non ha la magica scritta, non ne prenderò più, perché mi escono dai capelli che non ho.

Fatto.

Era rivestito di cioccolato bianco.

Anche il resto era bianco :(

Venerdì 8 Dicembre 2006

Una colazione speciale

Quello che non ci si inventa per offrire una colazione che sembri speciale e appetitosa è degno di nota e osservazione.

Stamane mentre in uno dei soliti bar dove consumo la prima colazione, con la coda dell’occhio ho visto la barista prendere due piattini con una sola mano e posarli con estrema abilità, sembravano incollati, poi vedo che mette il cappuccino sul piattino che stava sopra, su quello sotto che sporgeva poco più della metà, ha posato con un tovagliolino di carta una brioche, poi volevo vedere come prendeva su questi due piatti. Idem quello che avevo visto con la coda dell’occhio. Allora mi sporgo e guardo la pila da dove li aveva presi e sono un pezzo unico di ceramica, quindi col piffero che la barista era abilissima a manipolare i piatti, tant’è che ancora appeso ad un filo di nylon c’è un coccio di una tazzina rotta da lei. Avrà preso quei piattini per evitare di rompere le tazzine o no?

Scusate la mia ignoranza ma non ho mai visto un servizio così, mi sono però reso conto che ci sono persone che pensano a come rendere più gradevoli e semplici delle cose che normalmente appaiono già semplici per loro natura e senza complicarle a chi fornisce il servizio. Tutto al modico prezzo di qualche decina di centesimi d’euro in più.

Un’altra cosa carina è il dispensatore di cacao in polvere sopra la schiuma del cappuccino, che quando cade ha la forma di un cuoricino. Ma per ora ho visto solo donne che lo richiedono.

Invece per le mie modeste esigenze di fare colazione per rifornirmi, quando è il momento di prendere le bustine di zucchero, la cui confezione cambia con la stessa frequenza dei film in uscita nelle sale, a volte ti sbagli e becchi quella che di solito eviti, anche se per me sbagliare significa prenderne due di canna e se va male dietetiche, ma lì è difficile sbagliare perché sono più piccole e sottili. Impossibile sbagliare con le confezioni di miele, in compenso è facilissimo fare del gran “pacciugo”.

Adoro invece chi mette a fianco d’ogni tipo di zucchero dei pezzettini di torta di vario tipo, da spiluccare o per fare assaggini, e mentre prendo il latte macchiato mi solleticano, ma non riesco ad abbandonare l’abitudine per la mia brioche. Una mattina ho visto uno che ha consumato quasi tutti i pasticcini (quasi 15), poi si sposta e si fa servire il caffè, ed io sembravo essere il goloso che ha svuotato il vassoio. Per questo “cliente” il servizio di quel bar (diverso da quello della tazzina rotta) appare altrettanto gradito e “disponibile” allo stesso prezzo.