Prima o dopo doveva capitare, le catene di ristorazione tipo MC dopo aver visto la massima diffusione, stanno subendo presso un determinato pubblico adulto, una certa involuzione e c’è qualcuno che ha creato DISPENSA EMILIA e ha visto giusto!

I punti di ristoro MC si sono evoluti come ambiente, ampliamento del menu con proposte per attrarre i più piccoli, da sempre quelli che gradiscono di più la cucina MC (forse per i giochi), e gli adulti perché a volte trovano proposte che richiamano prodotti DOC o perché riescono a far mangiare i figli spendendo nel contempo poco.
Quello che non tutti sanno è che ogni prodotto usato nei MC ha origini locali, e un’impressione contraria è dovuta solo al loro modo di proporsi, con un menu base identico in tutto il mondo, a parte qualche extra derivato da cibi tipicamente nazionali.
In parallelo, si è diffusa una cucina salutista che evita fritti, bevande gasate, a favore di frutta e verdura da consumare quotidianamente, e meglio ancora se d’origine biologica.
La diffusione del concetto che la salute è strettamente legata all’alimentazione, dovrebbe spingere tutti a regolarci un po’ e a riconsiderare quello che ci fa bene e non solo ciò che piace.
I tempi sono parsi maturi a qualche personaggio con mentalità imprenditoriale, per creare qualcosa che soddisfi l’esigenza di una cucina più salutista non globalizzata e che centra l’obiettivo proponendo piatti con prodotti d’eccellenza locali, per fare un esempio le insalate condite con grana, prosciutto, funghi, aceto balsamico e con le immancabili tigelle d’accompagnamento, un mix di prodotti disponibili solo nelle dispense emiliane, in forte contrapposizione alla globalizzazione MC, forse è proprio in questo modo che è nato il nome “DISPENSA EMILIA tigelleria tradizionale”.
Per convincermi della bontà del progetto mi è bastato mangiare in un punto ristoro DISPENSA EMILIA e notare alcune differenze con i punti MC, ad esempio prenoti alla cassa e poi sei servito, l’arredo del locale richiama trattorie di montagna o un’idea di rustico e distante dalla globalizzazione, la cosa buffa che mi fa sorridere sono quei quattro o cinque prosciutti appesi in bella vista ad una pertica dove normalmente sarebbero presenti i liquori in un bar, che ricalcano l’idea di DISPENSA, anche se ogni volta che li vedo penso siano finti.

Colgo la scusa di quest’affronto confronto tra i due stili d’alimentazione, per riportare alcune note informative sulla tigella, molto gustate in Emilia-Romagna ma di cui si sa poco delle origini e le ho trovate scritte, guarda caso, sulla busta che contiene posate e tovagliolo.

  • Le tigelle, o più precisamente le crescentine cotte tra due tigelle, sono una tipica preparazione povera dell’appennino modenese.
    L’impasto di farina acqua e sale, in forma di piccoli e morbidi dischi, dopo la lievitazione, veniva cotto vicino al focolare tra due dischi di terracotta chiamati appunto “tigelle”, denominazione che deriva dal latino “tegere”, coprire.
  • Le tigelle venivano surriscaldate accanto al fuoco, lasciate leggermente raffreddare ed impilate a due a due con al centro il disco di pasta da cuocere tra due foglie di castagno, che servivano a cedere aroma e umidità alla crescentina.
  • Le più antiche tigelle portavano incise stilizzazioni del disco solare, come quello riprodotto nel nostro marchio, simbolo di vita e fecondità.

Deduco che originariamente la tigella, non solo era un prodotto locale, ma pure stagionale, cioè legato alla disponibilità di foglie di castagno, infatti, sono convinto che certi prodotti vadano consumati nella stagione in cui originariamente sono nati, un po’ come per la frutta, va consumata solo quella stagionale e prodotta localmente.