BLOG di Luciano Testi

Martedì 24 Aprile 2007

Ritorno alle origini per i nostri file

Nel mondo IT nulla va all’indietro, anzi, una famosa legge prevede che la velocità dei computer raddoppi ogni 18 mesi. Allora cosa torna alle origini? Vi torna il modo in cui si gestiscono i dati. Mi spiego meglio. Prima dell’era del PC, aperta da Apple nel 1978, vi erano solo i grossi mainframe aziendali cui era dedicato un locale apposito, climatizzato e con l’aria filtrata per preservare le memorie su dischi magnetici rigidi intercambiabili che avevano dimensioni paragonabili a padelle per fare una frittata per 10 persone. Il mainframe era l’unica unità munita di software che raccoglieva dati dalle tastiere dei terminali e restituiva le elaborazioni su schermo. In locale non si eseguiva nessuna elaborazione.

Poi arrivò un oggetto, il PC, con capacità elaborative, munito di un SO seppure ancora in forma grezza, con una memoria di massa su floppy-disk da 5”1/4, uno schermo ai fosfori e una tastiera ad un costo ridicolo rispetto il vecchio mainframe, aveva il vantaggio di poter eseguire con una certa elasticità delle elaborazioni in locale e potenziare la produttività individuale. Questo percorso ha portato in 30 anni il mondo IT a risultati estremi che hanno visto ben presto morire i mainframe per lasciare spazio ai PC o serie di PC aggregati, diversamente chiamati cluster, ma le periferiche ad esso collegate hanno comunque una potenza di calcolo fino a ieri impensabile sia essa una stampante o un PC.

Dieci anni fa una piccola start-up americana forte di un eccezionale algoritmo, ha creato un motore di ricerca intorno al quale ha costruito un sistema che consente oggi all’utente che vi si collega d’usufruire gratuitamente dei programmi più comuni per l’automazione d’ufficio, tutti realizzati con i proventi della pubblicità. Questa società è Google. Il futuro promette a chi non vuole spendere nulla in programmi d’acquistarsi un qualunque device in grado di connettersi a internet e munito di modalità d’input e visualizzazione più o meno evolute secondo che sia mobile o fisso e iniziare a consultare i suoi dati o a produrne altri (e sì, viviamo per produrre file). Rientrato a casa gli stessi dati sono consultabili dal computer fisso.

Oggi dopo tanti anni si è tornati alla centralità dei dati su larga scala, esattamente come quando esistevano solo i mainframe (anche se gestivano reti locali con protocolli diversi), con notevoli vantaggi economici per l’utente il quale potrebbe risparmiare, oltre che su certe caratteristiche del computer, anche sul SO usando Linux o il nuovissimo www.YouOS.com sistema operativo via web gratuito, sviluppato da ricercatori del MIT.

I detrattori di Google, paventano problemi di privacy, Google sa troppe cose di te, dimenticando che la banalissima email per giungere a destinazione è costretta da sempre a passare su computer che non sono gestiti dal mittente o dal destinatario e l’apertura di un account per usufruire di taluni servizi gratuiti funziona con le medesime modalità ed obblighi per ognuna delle parti. Vorrei inoltre citare Google come l’unica società americana che ha rifiutato di fornire dati sulle ricerche effettuate su internet, al presidente Bush a seguito dell’attentato dell’11 settembre, direi che questo è un bel biglietto da visita.

Lunedì 23 Aprile 2007

DoubleClick, dispetti stratosferici o altro?

DoubleClick rappresenta una delle prime società che permetteva ai webmaster con siti ad alto traffico, di guadagnare esponendo banner pubblicitario, il guadagno era di un importo predeterminato per ogni transazione che si concludeva a seguito di un clic di un visitatore su di esso. Era possibile scegliere quale categoria di prodotti era meglio collocare nelle proprie pagine e il gioco era fatto.

Dopo l’arrivo di AdSense (altra forma di guadagno per i webmaster) di Google che sceglie automaticamente il tipo di link in base al contesto della pagina, i risultati sono diventati più soddisfacenti per tutti perché le aziende raggiungono gli utenti più facilmente, i webmaster vedono concretizzarsi qualcosa, Google ottimizza meglio le sue risorse, e lo sponsor ottiene migliori risultati se paragonate ad altre esperienze.

Nonostante le notevoli differenze sul principio di funzionamento di queste due forme di pubblicità, che vede in vantaggio AdSense, di recente Google ha acquisito DoubleClick per 3,1 Mld di dollari, per la serie chi si ferma è perduto la Microsoft entra in gioco con un’offerta molto più allettante di denaro, ma perdono l’affare, il CDA di DoubleClick va verso Mountain perché dice che è più “cool” di Redmond dove la Microsoft di recente sta stagnando. Microsoft ha chiesto all’antitrust d’indagare che non ci sia qualcos’altro sotto. Chiunque valga quella cifra, avrà avuto una visione del futuro che propone l’acquirente e in casa Google deve essere tale da lasciarci gli occhi, sull’altra sponda alla distanza forse c’è un vicolo è cieco, com’è capitato ad altre società acquisite da Microsoft. Intanto fanno indagare, che male non fa. La Microsoft non sa perdere e se può bloccare un avversario per mesi con una mossa che non costa nulla lo fa subito. Perché tanto allarmismo? Google a seguito di quest’accordo, avrebbe l’80% del mercato. Ma la Microsoft non ha oltre il 90% del mercato con il suo SO? E non contenta continua il suo percorso disseminato d’ostacoli e difficoltà per chi deve interfacciarsi con il suo SO. Finora Google non ha impedito a nessuna realtà esistente d’usufruire dei suoi servizi in modo lecito ed ha sempre saputo valorizzare i prodotti delle aziende acquisite. Insomma, non credo d’essere il solo a vedere le cose così, ma gli unici a non volerlo capire sono a Redmond.

Domenica 22 Aprile 2007

Borse a pannelli solari

Energia elettrica mobile. Questa borsetta tecnologica per donne, ha la caratteristica d'essere funzionale da subito e senza doverla opportunamente predisporre come richiedono altri pannelli solari portatili. Al suo interno ogni cellulare o gadget elettronico può ricaricarsi mentre si passeggia. Notare che i manici sono trasparenti per evitare che facciano ombra nei momenti in cui la si posa, ad esempio mentre si sorseggia un caffè o si mangia un gelato in un bar con tavolini all'aperto al mare. (foto da galleria di repubblica.it)

Ma una donna Rosanna Kilfedder cui non manca l'ingegno è andata oltre ed ha utilizzato la tecnologia per aiutare a trovare i propri oggetti all'interno della borsetta di notte, utilizzando, appunto, l'energia solare accumulata nelle batterie per illuminare l'interno, dovesse averne bisogno, anche qui è possibile ricaricare le batterie del cellulare, dell'iPod, fotocamera o videocamera digitale, etc.





Esistono anche soluzioni più tradizionali e professionali in questo sito sunload.de a costi praticabili più da chi ne ha bisogno che per sfizio (da 402,52 a 479,00 €), visto che hanno quasi tutte l'ingombro di una 24 ore.









Se il vostro bisogno di ricaricare iPod raggiunge livelli estremi ecco una soluzione che personalmente sconsiglio.
Un bikini solare per ricaricare l'iPod. Il costume da bagno - messo a punto dall'inventore americano Andrew Schneider - è totalmente ricoperto da alcune pellicole fotovoltaiche in grado di produrre energia. E grazie a un'uscita usb integrata nel costume si può ridare energia il proprio lettore mp3 anche quando si è al mare. Secondo l'inventore, presto arriverà anche una versione per i maschi. (da Repubblica.it)
Maschietti, se avete un'amica che è pazza quanto basta per usare indumenti simili, convincetela a prestarvi un pezzo per ricaricare il cell. sperando che se lo levi.

Sabato 21 Aprile 2007

Esame con gloriosa macchina da scrivere

Sembra incredibile e quando l’ho saputo non ho potuto trattenermi dal ridere. Oggi per iscriversi all’albo dei giornalisti, occorre superare un esame di Stato scritto che si tiene a Roma utilizzando tassativamente la vecchia macchina da scrivere (ma le vendono ancora?). Fatemi capire, un giornalista cui si chiede di saper comunicare destreggiandosi con mezzi di comunicazione moderni, per superare l’esame di Stato scritto, gli si chiede di farlo usando esclusivamente una macchina da scrivere? La rilettura è d’obbligo. Leggendo nei vari siti degli ordini dei giornalisti, si apprende che è del ministero della Giustizia questa sacrosanta decisione di mantenere intatta una vecchia sana abitudine, e non importa il grado d’istruzione nell’uso del computer. Immagino che l’ordine dei giornalisti abbia fatto di tutto per evidenziare quest’assurdità, se i risultati sono questi non ci possiamo aspettare molta competenza quando legiferano su tematiche legate ad internet, infatti, la diffusione di internet in Italia non è da primato, e non parliamo dell’istruzione media.

Martedì 10 Aprile 2007

Zune e iPod storie vecchie e nuove

STORIE VECCHIE
In questo spazio ci sta Zune il player nuovissimo della Microsoft, tutti i media se ne sono occupati, purtroppo si sta rivelando un insuccesso, dopo le sensazioni della prima settimana di disponibilità, c’è stata la mancata presa sotto le feste di natale 2006 e a seguire il trend è apparso negativo. Bill Gates nelle interviste s’irrita se gli fanno domande sullo Zune, ma d’altronde ognuno faccia il suo mestiere e le previsioni di vendere un milione di Zune in sei mesi, si prevede falliscono facilmente, allora l’ufficio marketing della Microsoft estrae dal cappello a cilindro un paio d’idee geniali per rilanciare questo gioiellino su cui puntano molto.
La prima idea è quella di proporre un modello di Zune color rosa, infatti, a parte il bianco e nero quello di colore marrone non si sa come lo abbiano scelto, il look dello Zune, peso e ingombri sono lontani dall’iPod.
La seconda idea, che ha dello straordinario, perché se un prodotto non vende, significa che la gente non lo vuole, allora cosa fanno? Lo regalano, sì te lo danno quasi gratis purché si sottoscriva un abbonamento al negozio musicale ZuneMarketPlace che ha un canone mensile di 10$, per uno o più anni. Negli USA il prezzo di Zune da 30 GB è di 219,99$ (su Amazon, in altri negozi è ancora a 249$) un iPod equivalente viene venduto a 249$, facendo un po’ di conti un abbonamento annuale da 120$ è un po’ più della metà del prezzo dello Zune, e ammettendo che il quasi gratis significhi 30$, gli altri 69,99$ sono investimento (o rinuncia al guadagno) per diffondere e allargare la base d’installato ma che non significa legare a vita l’utente allo store Microsoft. In un periodo come questo dove anche iTunes non cresce nelle vendite di brani musicali, obbligare ad un abbonamento garantisce un introito fisso, ma solo per il primo anno, poi con la possibilità d’acquistare brani su iTunes senza DRM che permette il loro ascolto su player diversi da iPod le cose potrebbero cambiare e arricchire ancora di più le casse di Apple. La media parla di 20 brani acquistati su iTune per ogni iPod venduto, quindi, molto di più di 120$ di un abbonamento annuale su ZuneMarketPlace. Dopo questa mossa della Microsoft, bisogna vedere quanti sono quelli che vorranno legarsi al negozio musicale di zio Bill per possedere uno Zune. Suppongo pochi, perché il prezzo non è l’unico fattore decisivo, e nemmeno il colore. Alcuni siti specializzati paragonano questo sistema a quello in uso nella telefonia mobile, a me invece sembra una mossa simile al lancio della X-Box, la vendevano sotto costo puntando ad un rientro economico con la vendita dei giochi che a botte da 20, 30 o 40$ cadauno si fa presto, ma qui dopo che è passato un anno l’utente fa quello che vuole e soprattutto il sistema rientra in una certa logica perché il prezzo dello Zune è di 219,99$ e sicuramente non faranno un modello equivalente allo Shuffle, nei confronti del quale l’abbonamento è molto più caro e nessuno accetterebbe, ma è anche vero che il segmento di mercato dello Zune è molto più ristretto perché è equiparabile alla gamma alta degli iPod che variano da 79$ e 1 Gb a 349$ per 80 Gb.
Da poco la Apple ha annunciato che proporrà dal 1 Maggio 2007 musica della EMI anche senza DRM, Microsoft dopo aver criticato questa presa di posizione perché hanno appena fatto un grande sforzo per inserire il loro DRM nella catena digitale, ora si sono adeguati comprendendo quanto sia limitata la loro fetta di mercato. Da segnalare che tutte queste problematiche sono già sorte ancora prima che il prodotto sia commercializzato al di fuori degli USA.

STORIE NUOVE
Le arie nuove arrivano sempre dalla Apple in quel di Cupertino, dove tutti puntano gli occhi per capire cosa dovranno copiare. Che cosa hanno fatto in Apple di recente oltre che rendere possibile l’acquisto di brani senza DRM da iTunes? Hanno lanciato AppleTV, voi direte ma che c’entra con iPod e Zune? Moltissimo. Moltissimo perché se la Apple come annunciato oggi, non avesse venduto 100 milioni di iPod a pochissime persone verrebbe voglia di mettere davanti la TV di casa uno scatolotto per guardare i video del PC o MAC e/o quelli scaricati da iTunes e godibili anche su iPod. AppleTV è uno strumento per superare i limiti fisici dello schermo di un iPod, potendo mostrare media esistenti sui computer presenti in casa in comunità con la famiglia e senza recarsi davanti al monitor di ognuno dei computer. Ovviamente un sistema di connessione a fili o wireless permette ad AppleTV di essere collegato fino a 5 computer e qualcuno è già riuscito ad installarvi il sistema operativo Apple, Mac OS X 10.4.8 senza problemi, ottenendo un computer a meno di 300$ anche se privo di tastiera e mouse. Esiste intorno all'iPod una community forte e variata e numerosi accordi con molti partner tra i quali case automobilistiche, la Nike, linee aeree, che lo fanno diventare uno status simbol, oggi non si dice quasi più "Hai un lettore di MP3?" ma "Hai un iPod?". Un'ultima chicca, recentemente un iPod regalato ai militari in Iraq ha salvato ad uno di loro la vita.

È molto difficile fare meglio della Apple la quale ha raggiunto i risultati di oggi senza fare regali, ma solo promozioni sponsorizzate del tipo Coke+iTunes, cioè brani in regalo digitando il codice indicato sulla lattina.

Fra un po’ l’iPod si rifà il look, esattamente a Giugno quando con l’introduzione di iPhone la Apple avrà automaticamente immesso sul mercato la versione più sofisticata di iPod con grande schermo e senza pulsanti.

P.S. Anche la Microsoft ha annunciato che Zune a fine anno diventerà un cellulare.

Mercoledì 4 Aprile 2007

DRM sì e DRM no, Apple sempre prima.

Giornata storica quella di ieri per il DRM in casa Apple ed EMI. Ricordiamo che il successo Apple nella vendita di musica digitale tramite iTunes iniziò proprio perché Jobs riuscì a convincere le maggiori case discografiche (sono 4) che il DRM realizzato era solido e sufficientemente flessibile da permettere l’utente di farsi le copie che gli servivano, ascoltarlo sul proprio iPod o direttamente dal PC e MAC. Oltretutto la Apple propose il suo store in un momento in cui aveva riacquistato credibilità, solidità finanziaria e soprattutto non doveva dimostrare d’essere tecnologicamente all’altezza. Siccome la rete era il terreno dove la pirateria dei brani musicali dilagava a più non posso il binomio iPod e iTunes era l’ideale e a posteriori è stato un successone, oggi c’è molto di più che solo la musica. E ieri che cosa è successo di così sconvolgente? La EMI ha dato seguito ad una lettera aperta di Jobs ed hanno fatto una conferenza congiunta per annunciare che tramite iTunes sarà possibile acquistare dal catalogo EMI brani senza DRM e ciò consentirà l’ascolto anche su altri lettori di MP3. Oltre a queste note positive, fortemente volute da alcune categorie di utenti, una è negativa, cioè per avere musica senza DRM occorre pagare i brani singoli 1,29 Euro contro i 0,99 di ieri, è anche possibile acquistare brani con DRM al prezzo vecchio o trasformare brani della EMI con il DRM in musica libera pagando la sola differenza, la musica oltre a essere libera ha una qualità migliore, sarà a 256 Kbps e non 128 Kbps come oggi sempre nel formato AAC, ovviamente occuperà il doppio di spazio e servirà maggiore tempo per il download. Una delle giustificazioni per la svolta, è la considerevole portata dei download pirata nonostante il successo di iTunes, però un’osservazione la debbo fare, se un utente ha acquistato un iPod ed usa iTunes per acquistare musica, perché deve spendere di più per avere la musica ascoltabile anche su altri player MP3 che a confronto appaiono il più delle volte dei catorci, o si guastano costringendo lo sfortunato (come il figlio di un mio amico) ad acquistare un iPod dopo diverse esperienze? Ora vedremo l’utente se ha veramente bisogno d’interoperabilità o se riesce ad apprezzare la maggiore qualità musicale. Credo sia tutto calcolato, niente DRM più guadagno per le Major, maggiori dimensioni del file per il download dallo store e anche per trasformarlo in file pirata, maggiore spazio occupato, maggiore vendita di iPod di taglia grande. Un altro aspetto da non sottovalutare è il prezzo legato alla riduzione della compressione dei brani, credo che una nicchia di appassionati sapendo d’avere brani indistinguibili dall’originale, farebbe pazzie e 1,29 euro non sono nulla. Alla fine mi sembra una buona mossa che porterà a breve altre case discografiche a medesime scelte, oltretutto chi era contro il DRM e per questo non acquistava un iPod, ora non ha più scuse, a tutto vantaggio dell’espansione del sistema Apple.

A confronto il sistema Zune di Microsoft fa pena, perde quote di mercato a soli cinque mesi dalla sua introduzione sul mercato, e il suo DRM nato dopo aver abbandonato quello realizzato nel 2004 apparirà come un qualcosa di nato vecchio, ricordo che qualche settimana fa quando Jobs annunciò che era giusto fare questa svolta, il responsabile del progetto Zune disse: “Ha parlato la montagna”. La EMI nell’accordo con Apple ha anche la possibilità di vendere musica senza DRM su altri store, vedremo chi continuerà ad andare avanti e chi indietro.