BLOG di Luciano Testi

Mercoledì 30 Luglio 2008

Professionalità

Steve JobsJoe Nocera, editorialista del New York Time, ha intervistato l’amico Jobs, Ceo della Apple, in merito alla sua salute perché nel corso dell’ultima apparizione pubblica era molto dimagrito, e ciò aveva influito negativamente sul valore delle azioni AAPL.
Nocera dice che Jobs è in cura per un vecchio problema sotto controllo, il dimagrimento è solo una conseguenza e che non vi sono pericoli per la sua vita.
I cronisti italiani che riportano la notizia, hanno pure scritto, che Nocera non racconta dettagli sull'intervista a Jobs, per segreto professionale.
Questo è il punto che mi preme evidenziare, appena ho letto quanto sopra, l’ho subito associato ai giornalisti italiani, che dimentichi dell’etica professionale e in virtù del diritto di cronaca riporterebbero anche la terapia, bevande sorseggiate, auto usata, etc, ed ogni altra informazione per la maggiore, inutile.

Domenica 6 Luglio 2008

EURO2008 - Finalmente sono finiti

La nostra nazionale ha avuto un avvio dubbioso, un seguito speranzoso poi la bocciatura contro la vincitrice della coppa UEFA.

Finalmente perché i soldi che incassano certi giocatori sono immeritati per mille motivi, ma come in una specie di flash, mi è venuto in mente che agli ultimi mondiali Prodi è stato ospite in tribuna durante la semifinale della nostra nazionale, senza trasporto e con un finto entusiasmo.

Notavo come per un’occasione simile, che un Berlusconi molto coinvolto nelle vicissitudini calcistiche, non è andato ad assistere a nessuna partita della nazionale e ha continuato a lavorare rispettando il mandato di premier.

Questa piccola differenza di comportamento è forse significativa ed è di buon auspicio per il nostro futuro?

Privacy all’italiana (il buco della serratura)

In Italia la Legge sulla privacy è nata nel 1996 e poi rivista nel 2004, tutte le aziende sono tenute ad obblighi burocratici che diligentemente rispettano facendoti spuntare caselle e fare doppie firme, non si pagano tasse, ma si evitano sanzioni in caso di controlli, e questo solo per l’indirizzo di persone o società, per evitare lo sfruttamento intensivo di data base per altri scopi senza il nostro consenso, ma sono sempre dati.

Ora immaginiamo che A telefoni a B e che C intercetti la comunicazione per ordine dell’autorità giudiziaria, si tratta ovviamente di indagini che dovrebbero rimanere riservate fino al processo, non rese pubbliche, ma qui arriva l’anomalia italiana. Quando le intercettazioni riguardano un personaggio noto, prima o dopo grazie ad una gola profonda, i giornali riportano fedelmente la trascrizione delle intercettazioni e per colpa di un indagato A, si vengono a sapere i fatti di B che non c’entra nulla e che avrebbe ogni diritto alla privacy a riguardo le sue abitudini sociali o salute.

È evidente a chiunque che le intercettazioni telefoniche sono ben più delicate rispetto una Legge sulla privacy, ma ciononostante le fughe di notizie sono talmente diffuse da non credere che siano casuali.
Ad esempio, se si vuol colpire il premier basterebbe pubblicare solo le intercettazioni che lo riguardano, ma finirebbero per essere un caso isolato che prima di tutto colpirebbe chi parla e chi pubblica, allora si crea lo strumento, fughe diffuse di notizie e quando serve all’opposizione in mezzo ci finisce il politico preso di mira.

Ogni fazione politica ama così tanto avere la possibilità di colpire l’avversario, che pur di poterlo fare, evita accuratamente di proporre una Legge che impedisca il processo pubblico degli indagati.

Gli italiani amano così tanto il gossip che forse la nostra è la nazione con la più alta densità di riviste dedicate, come un improvvido Pierino che guarda dal buco della serratura, e giornalisti ed editori così concentrati a non perdere quote di mercato che oramai se non si ha l’ultima intercettazione non si vende più, allora accontentano volentieri il loro pubblico (pur sapendo che non è ne perfettamente legale e ne etico), voglioso di puntare il dito.

Mercoledì 2 Luglio 2008

Impronte digitali

Mi ha sorpreso che l’organo di stampa Famiglia Cristiana, abbia dichiarato razzista la “pratica” di rilevare le impronte digitali ai bambini ROM.

Io invece, mi sorprendo che in un paese “civile” ci siano ancora delle persone senza identità, come animali allo stato libero.

Per assurdo, nella società civile è più importante la targhetta identificativa per il proprio cane.

Concordo con l’iniziativa d’identificare tutte le persone prive di documenti d’identità con le impronte digitali, soprattutto se permette di monitorare chi commette reati.

Chiunque sia privo di documento d’identità o non in grado di farsi identificare, se commette un reato, deve passare in giudizio e finire in carcere come tutti gli altri, anche se la Legge italiana non lo permette.