Verrebbe da pensare a quella di Atene, ma non c’entra nulla con i nostri giorni dove si pratica solo per sport.
Allora perché fatale?
A Chicago si è svolta una maratona dove un atleta è morto, altri 49 sono stati ricoverati e 250 soccorsi sul posto, eppure il clima non era dei più impossibili, lo era invece per la località, cioè 31°C e 86% di umidità ha colto impreparati atleti che hanno mantenuto un ritmo come se il clima fosse più mite e l’organizzazione che sul percorso magari ha previsto punti di ristoro non proprio così frequenti come sarebbe richiesto da quel caldo improvviso.
Quello che mi sorprende di più sono gli atleti, che avvezzi ad allenarsi tutti i giorni e confrontarsi con ogni clima che non si sono trattenuti, ma tant’è che i primi fanno l’andatura e chi ci riesce li segua.
Io stesso ho fatto atletica leggera, solo mezzofondo, ma vi giuro che ad un atleta di 30 anni non occorre segnalare certi rischi, li conosce molto bene, mentre diversa è la questione per atleti giovani, che hanno bisogno di assidui consigli, ma a 20 anni tutti sconsigliano d’iniziare a fare le maratone.

Mi sorge un dubbio, forse la legge di Murphy ha colpito la gara, chi stava male era sempre dietro ad un altro che sarebbe successivamente crollato, determinando un mancato avviso a catena.

Eppure mi risulta difficile credere che un atleta superpreparato come chi affronta una maratona, arrivi a tali limiti e non abbia ancora imparato a conoscersi a sufficienza, forse appellarsi a Murphy è la spiegazione più plausibile anche se non c’è da ridere.

Chad Schieber, 35 anni, originario del Michigan, ha perso conoscenza mentre percorreva il quartiere di South Side. Il suo decesso è stato accertato poco dopo all’ospedale dei veterani, secondo la polizia giudiziaria della contea di Cook. Oggi sarà praticata l’autopsia.

Citazione dal sito: www.lastampa.it/sport/