BLOG di Luciano Testi

Lunedì 4 Settembre 2006

Riassunto dei post su Tenerife 2006


Las Galletas, Tenerife - Tra breve a pochi km
Per fortuna non era un pacco
Immigrati
Autonoleggio a Tenerife occhi aperti
Alcune regole di guida a Tenerife
Remodelacion a Santa Cruz de Tenerife
Oggi salita al pico del Teide
Garachico onore a Cristoforo Colombo
Sergio Muñiz inviato di Quatro' per El Traidor
Da Tenerife, imbranataggine o segnali
Un po' di tv spagnola con molti toreri casalinghi

Sabato 2 Settembre 2006

Tre giorni a Konya (Turchia) - Europa lontana

Ho fatto due notti ma la prima notte alle 4:30 di mattina mi sveglio perché sentivo come una specie di filodiffusione e pure ad alto volume, la TV l'avevo spenta, allora mi sono detto che se è la filodiffusione avrei staccato i fili, sono ancora a letto ma più sveglio e realizzo che il parlato proviene dall’esterno dell’Hotel Özkaymak e sembrava una preghiera, allora ho capito e mi sono rassegnato e mi sono chiesto come fanno qui a resistere, se alla stessa ora in Italia suonassero le campane in città ci sarebbe un coro di proteste incredibile. In lontananza si sentiva l'eco di altre preghiere in modo che tutta la città potesse sentire.

L’entrata dell’Hotel di tipo internazionale aveva il metal detector come negli aeroporti, non l’avevo mai visto in un’Hotel ma non ero mai uscito dall’Europa, e la presenza fissa della Polizia.

I bambini appena hanno un minimo di capacità a trattare, si mettono sulle vie più frequentate per vendere thè pronto da bere nel classico bicchierino a forma di vaso con un paio di piccole zollette di zucchero, oppure ti lustrano le scarpe o vendono frutta del posto. Questo non sarebbe lavoro minorile ma darsi da fare per guadagnare la pagnotta a causa della povertà.

Una cosa che mi ha colpito è il rito del thè, il sapore è diverso dal nostro, quando entri in un ufficio di un’azienda arriva improvvisamente un signore che mai prima s’era visto e aveva sempre il numero esatto di thè per le persone presenti, bicchierini con un sottobicchiere in ceramica su cui era posato cucchiaino e un paio di zollette di zucchero. Il bicchiere dovevi prenderlo in prossimità dei bordi superiori con indice e pollice ruotandolo di 90° rispetto il normale per evitare di scottarti mentre lo sorseggiavi perché erano sempre pieni fino all’orlo.

Non era previsto fosse possibile, ma rimane un’ora di tempo per visitare il museo di Mevlana che è anche il nome della dottrina e del suo fondatore, un filosofo mistico che raggiungeva l’estasi roteando sulla punta di un piede. Mevlana significa “La nostra guida”. Questo museo è meta di pellegrinaggi ed è la principale attrazione di Konya. Rientrato a casa ho consultato internet ed ho capito perché il rappresentante turco di Ankara insisteva per accompagnarmi, lui non poteva non andarci. Entri mettendo una cuffia di plastica sulle scarpe, dentro posso fare foto, i musulmani si fermano a pregare di fronte alla tomba del filosofo. Il silenzio che si sente è religioso più distante voci basse, in altri locali sono in mostra vari oggetti, un turco che sapeva qualche parola d’italiano, mi fa notare che da due piccole asole alla base di una teca che custodiva un cofanetto contenente la barba del filosofo, usciva profumo di rosa. Però lo stesso tipo insieme alla gentilezza d’informarti chiedeva anche troppe informazioni su quello che facevo in Turchia, ma comprese quando pensai che faceva troppe domande e mi indicò dov’erano le persone con cui ero arrivato lì, infatti io avevo chiesto di muovermi solo per far foto indisturbato, li avevo persi, ma il tipo facendo domande aveva capito se ero solo o no. La struttura del museo comprendeva le ali dove abitavano i monaci e hanno riprodotto o conservato tal quali gli arredi con tanto di manichini, uno spaccato di vita del 12° secolo per ogni ambiente.

Durante l’attesa in aeroporto a Konya per il ritorno abbiamo subito un ritardo di 90 minuti perché il cielo era di dominio dei militari, saranno decollati una ventina di caccia biposto e tornati uno dopo l’altro un’ora dopo come per una normale operazione di pattugliamento aereo e facendo due conti in un’ora alla loro velocità potevano raggiungere il nord dell’Iraq e tornare. Io e gli altri abbiamo immaginato che i piloti di quegli aerei militari fossero quelli che abbiamo visto in divisa a colazione in Hotel, erano francesi. Sempre in quell’aeroporto vi erano anche dei bambini in attesa ed ho notato che tutti quanti avevano i capelli lunghi al massimo 4 o 5 mm, come fosse una misura di prevenzione per i pidocchi, comunque, a parte questo riescono a divertirsi con pochissimo, uno di loro usava una bottiglia di plastica da 1,5 litri vuota per sparare il tappo, lo ha fatto e rifatto fino a che non si è stancato, i nostri bambini non riescono a divertirsi con così poco, rimangono a lungo appiccicati alla playstation o la xbox ma non è altrettanto ricreativa e sana come il gioco povero, perché almeno il bambino aguzza l’ingegno, allena le abilità manuali oltre a fare del moto per rincorrere il tappo e soprattutto non dà dipendenza.

Sul territorio turco ho fatto solo cinque pasti (calcolando anche le due colazioni), ma appena sono arrivato a casa ho avuto problemi gastrointestinali per una settimana. I cibi con i quali si rischiano questi problemi sono la frutta e verdura, ho resistito dall'acquistare un po' di frutta rossa magnifica in mucchio su un carretto da campagna (che trainano a mano) ma ho mangiato in un pasto della verdura non cotta. Dovessi tornare lì inizio a prendere dell'enterogermina qualche giorno prima sperando sia efficace. Poi notavo la differenza nel servizio del thè con quello del caffè in Italia, qui le zollette di zucchero sono manipolate a mano e posate sul sottobicchiere da chi ti serve il the, da noi lo zucchero per questioni igeniche è solo in buste monodosi, per non parlare delle condizioni igeniche nelle fabbriche di prodotti alimentari, in entrambi gli stabilimenti dove sono stato ho visto situazioni per le quali in Italia verrebbero chiusi a tempo indeterminato. In Italia gli zuccherifici vengono dismessi, poi compriamo lo zucchero dalla Turchia. Allargando l'argomento, posso anche affermare che non sono abituati a dare affidamento alla tecnologia nelle fabbriche, ma ad una manodopera molto volenterosa e privilegiata sì, tra l'altro per dimostrare che gli impianti italiani non sono così affidabili non fanno manutenzione se non quando si sono già prodotti dei danni allora intervengono e peggiorano.

Per ragioni logistiche a Istambul sono transitato solo per l'aeroporto, sembra d'essere in un'altra Turchia, tutto appare allineato agli standard europei, ma il resto del paese non è pronto per entrare nell'area Euro.