BLOG di Luciano Testi

Domenica 20 Aprile 2008

X Factor – programma TV di qualità

Chiariamo subito che non sono un esperto di musica o canto, ma quando vedo X Factor c’è il piacere d’ascoltare e sentire i commenti dei giudici, molto importanti perché impari ad apprezzare al meglio le esibizioni.

Penso a Sanremo, alla voglia di protagonismo che hanno i conduttori, alla loro voglia di fare spettacolo aggiungendo dei siparietti che nulla ha a che fare con il concorso canoro, allora capisco la stanchezza degli spettatori e il calo negli ascolti, invece in X Factor il canto è centrale nello spettacolo e non è dispersivo, quando lo guardi sai perché e per farsi ascoltare non ha bisogno di sembrare un varietà.

Il cast del programma è buono, conduce Francesco Facchinetti, e come giudici tre personaggi che hanno anche l’incarico di selezionare dei cantanti da inserire ad ogni puntata, quindi Simona Ventura seleziona gli over 25, Mara Maionchi per chi ha da 16 a 24 anni e Marco Morgan Castoldi il più tecnico dei tre, seleziona i gruppi. In base alle caratteristiche dei cantanti il giudice e il coach, scelgono un brano che il loro pupillo deve preparare per la puntata dandogli pieno supporto. Quando fanno il casting scelgono dei veri talenti e si vede, poi alla fine decide il pubblico con il televoto.

Vorrei far notare un paio di cose, forse direte un po’ polemiche, ma Facchinetti non mostra mai la voglia, sia pur minima, di esibirsi col canto, ha partecipato pure a Sanremo, con scarso successo è vero, ma neppure due parole cantate per sbaglio gli vengono, ma c’è anche il rovescio positivo della medaglia, questo suo atteggiamento lontano dal voler fare il protagonista a tutti i costi, e vista la posizione gli riuscirebbe facilmente, lo spettacolo scorre senza interruzioni o distrazioni a totale beneficio degli spettatori. All’inizio della trasmissione, mi chiedevo perché Facchinetti come cantante non era un giudice al Posto di Simona Ventura a sua volta conduttrice, e ora mi dico che se fosse successo, il rovescio positivo della medaglia sarebbe stato ben diverso.

Come ci si comporta di fronte ad un uovo

Non è un paradosso affermare che occorre più sapienza per cuocere un uovo che le le più complicate manipolazioni culinarie. Anche un gran cuoco può tradire una grave incapacità, mandando in tavola un uovo sodo troppo verde o un uovo à la coque troppo viscido. È una delle regioni gastronomiche più delicata, in cui si tratta esclusivamente di tecnica e non di fantasia o gestualità. E i dogmi di questa tecnica sono per lo più ignorati dai praticanti e sorvolati dai teorici.” di Gio Ponti

Gio Ponti non era un famoso cuoco, ma lo era come architetto e designer, creando anche numerosi oggetti per la cucina, sarà che dell’uovo lo attirava la sua forma perfetta, tanto da rendere ineguagliabile qualunque sforzo di un cuoco per cucinarlo.

Ad esempio io amo le uova sode e fritte, e se fritte a me piacciono con il tuorlo non mescolato al chiaro e senza le fastidiose crosticine che si creano sotto, generalmente dovuto a scarso olio, al tegamino o ad una friggitura troppo veloce, ma meno facile è ottenere questo risultato se si vuole anche il tuorlo fritto a tal punto che solo una minima parte al suo interno è rimasta liquida. Per giungere a questo risultato la frittata va girata nella padella, ovviamente quando il tuorlo è abbastanza solido da non rompersi durante l’operazione.

Tutta questa premessa perché quando al ristorante mi permetto d’ordinare uova fritte con queste caratteristiche, mi arrivano sempre con le crosticine sotto e il tuorlo ancora quasi tutto in fase liquida, e nonostante le mie critiche sia gli amici di tavola e cuoca mi vogliono convincere che è migliore così, e così deve essere, ma secondo me si approfittano della mia credulità.

Chi è d’accordo con me?