BLOG di Luciano Testi

Domenica 3 Settembre 2006

Manganelli e spray urticante ai Vigili di Modena

Fa tanto discutere l'intera giunta comunale la decisione di completare la dotazione dei vigili urbani con manganelli e spray urticante. Non capisco la stupidità e illogicità di chi si esprime contrario, o come un consigliere UDC che si riserva di comunicare i risultati di un sondaggio che sta facendo su internet. Nessuno viene voglia di chiedere ai vigili che cosa vogliono fare? A nessuno è venuto in mente che non è più come 20 anni fa e che giornalmente hai a che fare con extracomunitari o anche microcriminalità nostrana che può avere facilmente il sopravvento su di te? Se sei vigile donna di max 50 kg cosa fai? Mica tutti sono alti 190 cm con 90 kg di muscoli pronti a scattare! Da soli questi aspetti sono sufficienti per deliberare l'acquisto della dotazione e dei corsi necessari per un impiego responsabile.

Quelli che il calcio ... umorismo scemo

Oggi ho tardato molto a pranzare ed ho piazzato la TV sul 2, ospite Alba Parietti e un piccolo siparietto ha permesso a Simona nei primi minuti di trasmissione di parlare come se fosse nel salotto di casa sua dicendo all'ospite "non ciurlare nel manico". Gene Gnocchi che chiedeva dettagli dell'amore per il suo CHIHUAHUA, lei prima si preoccupa d'essere in fascia protetta poi dice "ma è troppo piccolo ..." e la Simona stoppa Alba cambiando argomento non senza farsi scappare un sorrisino per fortuna non commentato. Ecco il pomeriggio culturale e l'anteprima di quello che siamo abituati a vedere in TV aspettando la quarta edizione dell'Isola dei Famosi.

Per il resto del tempo rimastomi ho preferito guardare l'ottimo servizio di RAI3 sull'impatto delle modificazioni del clima sugli animali che vivono oltre il circolo polare artico.

Libano - D'Alema vince ma non è un videogame.

dal sito unita.it del 2/9/2006
«Primi come ai mondiali, la Francia arriva dopo». Mentre prosegue lo sbarco dei soldati italiani in Libano, Massimo D'Alema scherza al vertice dei ministi europei. L'operazione, iniziata all'alba e rallentata dalle cattive condizioni del mare, un successo di politica e di immagine.
...
E proprio il generale Pellegrini, sabato mattina, ha annunciato che entro due settimane il nuovo contingente multinazionale conterà 5mila uomini dispiegati sul territorio libanese. «Dobbiamo dimenticare la precedente missione Unifil. È morta», afferma il comandante Unifil. Alla nuova missione «rafforzata da regole di ingaggio più robuste» il compito di presidiare una tregua «fragile» nella quale «ogni incidente può provocare un'escalation delle violenze».
Certo, abbiamo vinto i mondiali contro la Francia e abbiamo visto come l'hanno presa, ora il nostro ministro degli esteri sfoggia la sua diplomazia girando il manico del coltello nella piaga ... e speriamo cambi tasto quando si rivolge a Iran e Siria ma anche ai libanesi stessi. La sinistra faceva dimostrazioni di piazza contro le missioni precedenti ora si esalta trasformando in un reality lo sbarco, viva la sicurezza dei nostri militari, per parcondicio propongo anche un reality che mostri dove sono le armi degli Hezbollah e i corrieri che gliele portano. Risulta anche strano la coincidenza dello sbarco con i primi TG della domenica, altrettanto strano il dispiego di forze navali per lo sbarco di persone e attrezzature dopo aver dichiarato la missione URGENTE, un C130 avrebbe fatto da solo tutto quanto in 48 ore a costi di molto inferiori. Quello che non va bene è che Prodi utilizzi questa missione per farsi uno spot televisivo inutilmente costoso e grazie alla diretta con dettagli dai risvolti perfino pacchiani.


dal sito ilrestodelcarlino.quotidiano.net
Quanto al disarmo delle milizie sciite di Hezbollah, l'ufficiale Pellegrini ha detto che "si tratta di una questione nazionale, che sarà affrontata dalle autorità libanesi". "La mia missione - ha concluso - è quella di prendere possesso di un'area ben definita tra il fiume Litani e la Linea Blu e di impedirne la presenza di armi" non autorizzate.
Ecco il punto, "impedire la presenza di armi non autorizzate" è molto più chiaro di "regole di ingaggio più robuste", però qui sorge un altro problema, ad esempio la Turchia avrebbe già detto che se deve disarmare gli Hezbollah ritira dal Libano i suoi soldati.


dal sito ilrestodelcarlino.quotidiano.net
QANA, TERRA evangelica diventata nei tempi correnti caposaldo della milizia radicale sciita, sarà inclusa nella zona di operazioni affidata agli italiani dell’operazione “Leonte”. Mohammed è un abile miscelatore di promesse e di velate minacce: “I vostri soldati sono i benvenuti, se non si schierano con gli israeliani. In caso contrario saranno trattati come merita una forza occupante”. Può essere più chiaro? “Gli hezbollah mi hanno detto che l’Italia è diversa. Il ministro degli esteri Massimo D’Alema ha visitato Beirut sud e questa passeggiata a Israele non è piaciuta affatto. Nell’ 82 gli italiani si tenevano alla larga dagli altri paesi, non hanno partecipato ad azioni militari contro il Libano, a differenza dei francesi, degli americani e degli inglesi. Sapete benissimo che cosa è successo…”.
Questa è l'opinione di un Hezbollah che ha perso famiglia e casa, mentre un sito fondamentalista Muslm.net (il server risiede in Texas a Dallas e il suo amministratore è dell'Arabia Saudita) annuncia che sono arrivati i crociati. Questa volta credo proprio che se capita qualcosa dobbiamo coprirci le spalle da soli.

In senso generale è vero quanto scrive il Financial Times, l'attuale governo deve sta correndo per recuperare immagine nei confronti degli USA dopo averla persa con l'abbandono dell'Iraq, quest'operazione è in parte favorita da aspetti preesistenti, come buoni rapporti con i paesi arabi moderati, con Israele instaurati da Berlusconi e per non avere nella propria storia un'epoca di colonialismo, ma anche da motivazioni sottili come impedire alla germania d'ottenere un seggio fisso al Consiglio di Sicurezza in virtù di un ruolo non preminente grazie alle recenti iniziative italiane.
Nel contesto attuale, questa scelta apre prospettive per ambire ad un ruolo importante nell'area del MO, ad esempio con l'Iran e la Siria o per appoggiare la presenza dei Caschi Blu a Gaza, tutto questo presuppone una capacità diplomatica che ancora non si è vista e in assenza della quale la missione in Libano rimane un'opera incompiuta, se sarà necessario trattare con Israele dovranno chiamare Berlusconi?

Il videogame nei primi 4 mesi costa 219 milioni di Euro, più o meno è come se ogni contribuente pagasse una tantum 11,00 € x 20.000.000 di contribuenti = 220.000.000 €.
P.S. Scusate non è come se, li stanno già usando e ne serviranno tanti altri per qualche anno a venire.

I pacifisti sono un po' sbigottiti dall'impegno di questo governo di sinistra per questa missione, una sinistra che in passato era contro quella in Iraq dicendosi contraria alla guerra, l'ingaggio prevede il disarmo degli hezbollah all'interno di una striscia di terra, vorrei proprio vedere se pensano che basti presentarsi a casa di ognuno di loro con un foglietto di carta con su scritto il mandato. Vorrei anche vedere se il governo libanese compirà lui quest'operazione (perchè non l'ha fatta prima?) e se Iran e Siria collaboreranno come hanno detto di fare (dichiarare ciò è un'ammissione del loro coinvogimento).

Sabato 2 Settembre 2006

Rutelli: «Cambiamo abitudini sulle vacanze»

«Basta con i tre mesi estivi, l'Italia deve adeguare le sue vacanze in funzione di un nuovo modo di fare turismo» ... CONSIGLIO DEI MINISTRI - Rutelli ha riferito di aver già portato la proposta in Consiglio dei Ministri e si è detto convinto che una scelta di questo tipo avrebbe ricadute importanti «su quella grande industria nazionale, con grandi potenzialità, che è il turismo».
Estratto dal sito del Corriere Della Sera.

Stento a crederci, il 4-Ago-2006 avevo proprio scritto che gli italiani dovrebbero distribuire le vacanze nell'arco dell'anno, eccovi il link
http://blog.lucien.it/msg/index.php?2006/08/04/37-emergenza-vacanze

Ma ... Rutelli è un lettore del mio blog?
Vediamo cosa riesce ad ottenere.

Tre giorni a Konya (Turchia) - Europa lontana

Ho fatto due notti ma la prima notte alle 4:30 di mattina mi sveglio perché sentivo come una specie di filodiffusione e pure ad alto volume, la TV l'avevo spenta, allora mi sono detto che se è la filodiffusione avrei staccato i fili, sono ancora a letto ma più sveglio e realizzo che il parlato proviene dall’esterno dell’Hotel Özkaymak e sembrava una preghiera, allora ho capito e mi sono rassegnato e mi sono chiesto come fanno qui a resistere, se alla stessa ora in Italia suonassero le campane in città ci sarebbe un coro di proteste incredibile. In lontananza si sentiva l'eco di altre preghiere in modo che tutta la città potesse sentire.

L’entrata dell’Hotel di tipo internazionale aveva il metal detector come negli aeroporti, non l’avevo mai visto in un’Hotel ma non ero mai uscito dall’Europa, e la presenza fissa della Polizia.

I bambini appena hanno un minimo di capacità a trattare, si mettono sulle vie più frequentate per vendere thè pronto da bere nel classico bicchierino a forma di vaso con un paio di piccole zollette di zucchero, oppure ti lustrano le scarpe o vendono frutta del posto. Questo non sarebbe lavoro minorile ma darsi da fare per guadagnare la pagnotta a causa della povertà.

Una cosa che mi ha colpito è il rito del thè, il sapore è diverso dal nostro, quando entri in un ufficio di un’azienda arriva improvvisamente un signore che mai prima s’era visto e aveva sempre il numero esatto di thè per le persone presenti, bicchierini con un sottobicchiere in ceramica su cui era posato cucchiaino e un paio di zollette di zucchero. Il bicchiere dovevi prenderlo in prossimità dei bordi superiori con indice e pollice ruotandolo di 90° rispetto il normale per evitare di scottarti mentre lo sorseggiavi perché erano sempre pieni fino all’orlo.

Non era previsto fosse possibile, ma rimane un’ora di tempo per visitare il museo di Mevlana che è anche il nome della dottrina e del suo fondatore, un filosofo mistico che raggiungeva l’estasi roteando sulla punta di un piede. Mevlana significa “La nostra guida”. Questo museo è meta di pellegrinaggi ed è la principale attrazione di Konya. Rientrato a casa ho consultato internet ed ho capito perché il rappresentante turco di Ankara insisteva per accompagnarmi, lui non poteva non andarci. Entri mettendo una cuffia di plastica sulle scarpe, dentro posso fare foto, i musulmani si fermano a pregare di fronte alla tomba del filosofo. Il silenzio che si sente è religioso più distante voci basse, in altri locali sono in mostra vari oggetti, un turco che sapeva qualche parola d’italiano, mi fa notare che da due piccole asole alla base di una teca che custodiva un cofanetto contenente la barba del filosofo, usciva profumo di rosa. Però lo stesso tipo insieme alla gentilezza d’informarti chiedeva anche troppe informazioni su quello che facevo in Turchia, ma comprese quando pensai che faceva troppe domande e mi indicò dov’erano le persone con cui ero arrivato lì, infatti io avevo chiesto di muovermi solo per far foto indisturbato, li avevo persi, ma il tipo facendo domande aveva capito se ero solo o no. La struttura del museo comprendeva le ali dove abitavano i monaci e hanno riprodotto o conservato tal quali gli arredi con tanto di manichini, uno spaccato di vita del 12° secolo per ogni ambiente.

Durante l’attesa in aeroporto a Konya per il ritorno abbiamo subito un ritardo di 90 minuti perché il cielo era di dominio dei militari, saranno decollati una ventina di caccia biposto e tornati uno dopo l’altro un’ora dopo come per una normale operazione di pattugliamento aereo e facendo due conti in un’ora alla loro velocità potevano raggiungere il nord dell’Iraq e tornare. Io e gli altri abbiamo immaginato che i piloti di quegli aerei militari fossero quelli che abbiamo visto in divisa a colazione in Hotel, erano francesi. Sempre in quell’aeroporto vi erano anche dei bambini in attesa ed ho notato che tutti quanti avevano i capelli lunghi al massimo 4 o 5 mm, come fosse una misura di prevenzione per i pidocchi, comunque, a parte questo riescono a divertirsi con pochissimo, uno di loro usava una bottiglia di plastica da 1,5 litri vuota per sparare il tappo, lo ha fatto e rifatto fino a che non si è stancato, i nostri bambini non riescono a divertirsi con così poco, rimangono a lungo appiccicati alla playstation o la xbox ma non è altrettanto ricreativa e sana come il gioco povero, perché almeno il bambino aguzza l’ingegno, allena le abilità manuali oltre a fare del moto per rincorrere il tappo e soprattutto non dà dipendenza.

Sul territorio turco ho fatto solo cinque pasti (calcolando anche le due colazioni), ma appena sono arrivato a casa ho avuto problemi gastrointestinali per una settimana. I cibi con i quali si rischiano questi problemi sono la frutta e verdura, ho resistito dall'acquistare un po' di frutta rossa magnifica in mucchio su un carretto da campagna (che trainano a mano) ma ho mangiato in un pasto della verdura non cotta. Dovessi tornare lì inizio a prendere dell'enterogermina qualche giorno prima sperando sia efficace. Poi notavo la differenza nel servizio del thè con quello del caffè in Italia, qui le zollette di zucchero sono manipolate a mano e posate sul sottobicchiere da chi ti serve il the, da noi lo zucchero per questioni igeniche è solo in buste monodosi, per non parlare delle condizioni igeniche nelle fabbriche di prodotti alimentari, in entrambi gli stabilimenti dove sono stato ho visto situazioni per le quali in Italia verrebbero chiusi a tempo indeterminato. In Italia gli zuccherifici vengono dismessi, poi compriamo lo zucchero dalla Turchia. Allargando l'argomento, posso anche affermare che non sono abituati a dare affidamento alla tecnologia nelle fabbriche, ma ad una manodopera molto volenterosa e privilegiata sì, tra l'altro per dimostrare che gli impianti italiani non sono così affidabili non fanno manutenzione se non quando si sono già prodotti dei danni allora intervengono e peggiorano.

Per ragioni logistiche a Istambul sono transitato solo per l'aeroporto, sembra d'essere in un'altra Turchia, tutto appare allineato agli standard europei, ma il resto del paese non è pronto per entrare nell'area Euro.

Venerdì 1 Settembre 2006

Strade avventurose in Turchia

In giugno per lavoro sono stato in Turchia a konya (un altopiano a 1000 mt ad un’ora di volo da Istambul e 100 km da Ankara), vi ho sostato un solo giorno ma è stato sufficiente per riscontrare notevoli differenze d’abitudini, cultura e stili di vita. Il primo notevole impatto è il modo in cui guidano, hanno mezzi vecchi, con motori poco potenti da cui spremono tutto quello che possono dare, ammortizzatori scarichi, inquinanti, selleria con le molle che non aspettano altro che uscire dal fodero alla prima occasione. I semafori quando sono rossi, un display piccolo mostra un conto alla rovescia a zero il semaforo diventa verde. Il risultato di quest’informazione porta ad iniziare a dare gas al motore ben prima del verde, con persone che sapendo che arriverà il verde tra due secondi si avventurano nell’incrocio, ma pronti a fermarsi sapendo che chi ha il verde può eccedere qualche secondo oltre il giallo ed il rosso. In numerose occasioni critiche non ho mai visto delle incavolature come sarebbe avvenuto qui da noi, anche se l’impressione è che la segnaletica stradale sia più un consiglio che un qualcosa da rispettare. Sono numerosi i casi in cui abbiamo visto pedoni, motociclisti o automobilisti darsi da fare per non essere investi da un veicolo che non avrebbe fatto in tempo a frenare, Le moto che circolano sono quelle che c’erano qui almeno 35 anni fa, ma per strada si vedono con una certa frequenza piccoli carri agricoli trainati da un mulo, di sera occorre stare molto attenti perché i ciclisti non hanno segnaletica visibile, come fossero pedoni, sempre vestiti di scuro, ti accorgi di loro solo appena in tempo. Durante un trasferimento fuori città, l’autista ogni tanto faceva sterzate improvvise a 130 km/h (il massimo che poteva fare il furgone), poi abbiamo visto che cercava di centrare dei topi strani che attraversavano la strada con la testa alzata, stabilì il suo record giornaliero di due in una sola andata. Ma l’episodio che ci ha tenuto con il fiato sospeso tutti quanti e più pericoloso è avvenuto in piena città, stavamo percorrendo una strada a doppia carreggiata, in prossimità di un incrocio l’autista mette fuori la freccia a sinistra, tutti si aspettano che svolti a sinistra, invece prende la carreggiata opposta contromano occupando la corsia di destra, quella di sinistra per quelli che ci venivano incontro. Nessuno fiatava ma avevamo gli occhi sbarrati, prima i due topi ammazzati al volo, ora contromano e non era ubriaco, teneva una velocità più moderata, non si sa mai che qualcuno non s’accorga che c’è un pazzo che sta arrivando contromano, dopo poche centinaia di mt indica un cantiere che ostruiva il passaggio nella carreggiata che avremmo dovuto percorrere. La giustificazione non ci ha tranquillizzati, perché non vi era nessuna segnaletica che segnalasse la trasformazione a doppio senso di marcia di quella carreggiata ma dalla sicurezza che metteva nel suo agire s’intuiva che non era la prima volta che lo faceva. All’incrocio successivo ritorna con gran sollievo di tutti alla carreggiata di destra. L’opposto è stato l’ultimo taxi che abbiamo preso, era nuovo, l’interno sembrava un salotto, aveva aggiunto un giro di pizzo al bordo superiore interno e bamboline o ballerine agli angoli come sui tavolini di casa, era pulito dentro e fuori, rispettava la segnaletica per non dire che era disturbato da come guidavano gli altri.